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I radicali ora vogliono un accordo nazionale

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IlPd del Lazio apre alla candidatura della radicale Emma Bonino alle elezioni regionali. Ma la partita vera si giocherà a livello nazionale, visto che in varie occasioni la leader dei radicali ha chiesto a Bersani «un accordo a livello nazionale», ossia alleanze chiare in tutte le Regioni, e non solo nel Lazio. I Democratici devono anche fare anche i conti con il crescente malumore dei cattolici del partito, oggi scesi in campo con Giorgio Pasetto e altri esponenti locali per chiedere di mettere da parte la Bonino e scegliere un candidato targato Pd. Intanto, il segretario regionale del Lazio, Alessandro Mazzoli, ha convocato la direzione regionale per martedì prossimo dopo aver incontrato il coordinatore nazionale della segreteria Maurizio Migliavacca, probabilmente per verificare quale sia il terreno su cui muoversi; a breve ci sarà anche un confronto con Emma Bonino, un incontro che doveva avvenire oggi ma che è stato rimandato. Sul candidato dei radicali l'accordo dovrà basarsi anche su aspetti programmatici, ma i nodi inizieranno a essere affrontati nei prossimi giorni, appena sarà messo in agenda l'incontro. Certo è che se il Pd dovesse decidere di puntare sul cavallo Bonino, l'indicazione molto probabilmente dovrà passare attraverso le primarie. Anche se i radicali sono contrari ( «sarebbe la decisione giusta per perdere» dice il segretario Mario Staderini), il partito democratico ha bisogno di questa legittimazione popolare per far «digerire» a tutte le sue anime, specie a quella cattolica, la candidata radicale. Nel Pd, il ricorso alle primarie nel Lazio (ma anche in Puglia) è sponsorizzato soprattutto da Dario Franceschini: «Le primarie - sottolinea l'ex segretario - non sono un metodo per creare problemi, ma per risolverli». La richiesta delle primarie, del resto, è arrivata forte e chiara ieri dopo una lunghissima riunione dall'ufficio politico del Lazio, che ha girato la definizione della «pratica nazionale» a Largo del Nazareno. Quello intrapreso dal Pd, però, è un percorso rischioso perchè potrebbe condurre a uno sfaldamento di alcune componenti dell'alleanza stessa: il coordinamento regionale di Sinistra ecologia e libertà ha già annunciato di voler «sospendere la propria partecipazione al tavolo della coalizione di centrosinistra».

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