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La Bonino in campo Ma il Pd cerca l'Udc

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Emma Bonino

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Un paio di mesi fa l'aveva «lanciata» il regista del centrosinistra romano Goffredo Bettini e i Popolari s'erano detti d'accordo. Ma il resto del Pd aveva glissato. Ieri Emma Bonino è scesa in campo con i Radicali. Si candiderà alla presidenza della Regione Lazio nelle elezioni della prossima primavera. Con la sua lista, almeno per ora. Infatti il Pd potrebbe «ripiegare» proprio sulla vicepresidente del Senato, visto che il quadro politico s'è parecchio complicato. Certo, se l'Udc chiudesse l'accordo con il centrosinistra, allora dal cilindro potrebbe uscire il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti ma, a quanto sembra, le possibilità sono ridotte al lumicino. Perché l'Udc ha già chiuso in Puglia con il Pd e perché la candidata del centrodestra, Renata Polverini, è gradita al segretario dei centristi Casini. Proprio lui, ieri, non ha voluto anticipare niente. La direzione del partito scioglierà il nodo domani. A quel punto il centrosinistra potrà studiare le contromosse. Di sicuro di tempo ne è passato, anche troppo, e adesso il Pd si troverebbe costretto a rincorrere i Radicali. La Bonino ha gioco facile: «Il mio nome rappresenta un'alternativa per tutti quei cittadini che ancora credono nello stato di diritto e nella legalità nel nostro Paese - ha detto la parlamentare - Sappiamo di poter dare un servizio ai cittadini». La Bonino ha anche criticato «la tendenza in questi ultimi giorni a cambiare le regole delle competizioni elettorali in corsa. Noi ora dobbiamo raccogliere le firme e farlo legalmente». L'unica decisione del Pd è stata quella di assegnare un mandato esplorativo a Zingaretti per «accertare le condizioni politico-programmatiche e le candidature più idonee e coerenti per costruire una nuova e larga alleanza per le elezioni regionali nel Lazio». Se qualcuno poteva pensare a una mezza discesa in campo del presidente di Palazzo Valentini, lui ci ha tenuto a precisare: «Ringrazio Bersani e la segreteria per la fiducia che mi hanno concesso in questo difficile passaggio. Nel mio ruolo terzo di mera esplorazione, avrò la possibilità di verificare candidature autorevoli, anche all'esterno del Pd, in modo da costruire una coalizione larga e capace di vincere. Da tempo affermo, infatti, che nel Lazio ci sia la possibilità di trovare nomi eccellenti - ha aggiunto Zingaretti - che possano sfidare con successo le destre. Entro giovedì sera conto di riferire direttamente al segretario nazionale l'esito di questa mia esplorazione». Come a dire che lui non sarà il candidato. Ma se l'Udc dovesse «imporlo» per chiudere l'intesa col centrosinistra, allora sarebbe tutta un'altra musica. In caso contrario, dicono nel Pd, «l'Udc avrebbe la responsabilità della radicalizzazione della sfida nel Lazio». L'Italia dei Valori storce il naso: «La decisione dei Radicali rappresenta la non politica fatta fino ad ora dal Partito democratico - tuona il segretario laziale Pedica - Con l'uscita dei Radicali si perdono 4 punti. Il mio grido d'allarme non è servito. Ora toccherà a Sinistra ecologia e libertà e alla Federazione della sinistra farsi sentire». Ma sulla Bonino, rilanciano da Sel, «si potrebbe trovare una convergenza». Lo stesso Pedica apre a un eventuale ticket con un esponente «che sappia rappresentare anche la matrice cattolica, che comunque appartiene al popolo del centrosinistra». E se molti continuano a chiedere le primarie, come il senatore Marino, un sondaggio commissionato dall'Udc assegna ai centristi l'8 per cento. Un valore che rende il partito di Casini l'ago della bilancia nella partita laziale.

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