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Una rivoluzione in attesa del messia

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InIran, lo scontro non è quindi tra libertà e dittatura, ma tra due concezioni opposte della religione islamica. Per questo è tanto importante anche al di fuori dell'Iran. Gli sciiti si differenziano dai sunniti per due elementi: innanzitutto non hanno mai riconosciuto legittimità ai Califfi, i governi che si sono succeduti alla morte di Maometto e hanno una forte attesa messianica: la fede nel 12° Imam è attesa di un Messia che sappia interpretare il Verbo, cioè il Corano, che lo sappia attualizzare. La rivoluzione del 1979, fu guidata da leader, come l'ayatollah di Teheran Taleghani o il Grande ayatollah di Qom, Shariat Madari che sostenevano che nell'attesa del 12° Imam, il potere della interpretazione del Corano è della comunità dei credenti, del popolo. Questa è oggi appunto la tesi dei giovani dell'Onda Verde, la cui rivolta è scoppiata nel momento in cui la loro volontà è stata irrisa con i brogli alle elezioni del 12 giugno. Contro di loro, però, non c'è un regime golpista, non generali ottusi, ma ben di peggio: il regime è infatti composto da leader della rivoluzione del 1979, che hanno condiviso con Khomeini una tesi opposta: in attesa del 12° Imam, la sede della sovranità non è nel popolo, ma in Allah e in sua vece tutti i poteri dello Stato, tutti, devono essere esercitati dal Giureconsulto (dal Filosofo in termini neoplatonici, alla Campanella), che oggi è Khamenei, che ha voluto i brogli a favore di Ahmadinejad (che è solo il suo esecutore di ordini), perché una vittoria di Mussavi avrebbe significato la messa in discussione proprio dei suoi poteri assoluti e dittatoriali. Il disastro è che con Khamenei e Ahmadinejad si schiera una fetta consistente del popolo iraniano, di quello che fece la rivoluzione e che pasdaran e bassiji non sono scherani prezzolati, ma militanti intrisi di fede messianica che hanno ucciso Neda e gli altri ragazzi convinti di avere estirpato il Demonio. Il fatto positivo è che in Iraq, grazie alla guerra voluta da Bush, gli sciiti che sono la maggioranza, hanno costruito uno Stato con una Costituzione, opposta a quella iraniana, che riconosce al popolo la piena sovranità e che gli ayatollah iracheni di Najaf, sotto la leadership di al Sistani, da sempre acerrimi avversari di Khomeini, sono un punto di riferimento essenziale per i rivoltosi iraniani.

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