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segue dalla prima Monica Maggioni (...) stivali, anfibi, quante il computer da sfilare dalla borsa e poi ancora la cintura e si muovono con quei gesti lenti, un po' impacciati, che denunciano inesperienza.

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Ilviaggiatore esperto non si lascia ingannare, usa tutti quei dettagli rivelatori per capire quale fila scorrerà più veloce e poi, deciso, sceglie dove andare a incolonnarsi. E quando si accorge di essere stato più rapido degli altri, quando con la coda dell'occhio vede di essere passato prima dell'altro che era partito alla pari con lui, trattiene a stento la gioia per la missione compiuta e si avvia all'imbarco soddisfatto di sé. Sì, succede davvero così, questa è l'ultima evoluzione darwiniana della specie del viaggiatore abituale vittima dei controlli di sicurezza, una razza animale che negli anni si è abituata a sviluppare qualsiasi forma di astuzia per cercare di guadagnare brandelli di secondi all'imbuto dei controlli. Ma poi, quello che accade, è che superata la fase dello studio della gente incolonnata, ogni volta che si è lì in fila, attendendo con pazienza il proprio turno (è fondamentale non mostrarsi mai infastiditi dagli agenti della TSA americana, lo si può pagare con ore di controlli supplementari) non si riesce ad evitare di pensare che alla fine questi controlli fanno acqua da tutte le parti. Ognuno di noi ha una storia da raccontare e mentre è li che aspetta si sente un po' fesso ripensando al ferma soldi con all'interno una lama da quattro centimetri che quell'amico gli ha mostrato in aereo un po' di tempo fa, o alle forbici da unghie che il mese scorso si sono fatte allegramente quattro scali americani senza che nessuno le vedesse. Fino a quella polvere esplosiva di due giorni fa. Dicono che le macchine più sofisticate, quelle che proiettano l'immagine del passeggero nudo come un rospo sul monitor dell'agente di sicurezza, le avrebbero viste. Ma sono macchine da un milione di dollari l'una e non tutti gli aeroporti ne possono avere in numero sufficiente: la questione soldi vale anche per gli sceriffi dell'aria che, dopo l'undici settembre, erano a bordo di tutti i voli americani e poi da un giorno all'altro sono scomparsi perché le compagnie aeree in crisi non avevano i soldi per pagarli. E alla fine dei conti è difficile non ripensare alla hostess proprio di quello sciagurato undici settembre che venne aggredita da uno dei dirottatori che le conficcò una penna nel collo. Una penna. Il timore è che non ci sia la ricetta della sicurezza assoluta comunque e che le nuove misure per cui i passeggeri non potranno più nemmeno andare in bagno la prima e l'ultima ora di volo sui cieli americani, renderanno solo la vita più difficile per i poveri tapini costretti a volare mentre, nel frattempo, i terroristi avranno inventato un altro modo per attaccarci. Avendo comunque raggiunto uno dei loro scopi principali: la nostra vita ormai non è più la stessa.

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