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Lo scalo Da Vinci come la sede della Cia

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L'aeroportodi Fiumicino potrebbe somigliare a breve alla sede della Cia o alle più moderne banche svizzere. È passato attraverso il vaglio del Garante della Privacy infatti, il progetto sul rilevamento dei dati biometrici, le impronte digitali, presentato da una delle numerose società di sicurezza che operano anche allo scalo romano. I dati personali di ogni singolo addetto che ha l'accesso alle cosiddette aree riservate degli aeroporti, sarebbe così «registrato» e autorizzato a passare per i varchi senza necessità di ulteriori controlli, grazie ad un riconoscimento biologico e quindi unico. Il via libera dal Garante è arrivato solo lo scorso settembre e il progetto, ora in fase preliminare, potrebbe diventare reale in tempi rapidi. È sufficiente sostare per pochi minuti di fronte a qualunque varco di accesso dell'aeroporto di Fiumicino, per notare l'infinito viavai di tecnici, colletti bianchi, operai, tute verdi, che transitano per quelle che vengono definite «aree sterili», le security restricted area, dove i mortali possono accedere solo se muniti di biglietto aereo. Dall'addetto al ritiro dei carrelli che serve ai passeggeri per portare i bagagli, al personale delle pulizie, fino agli impiegati delle compagnie aree: sono migliaia ogni giorno i soggetti di passaggio. E per riconoscerli c'è solo un cartellino appeso al collo. Il progetto, che coinvolgerebbe anche gli aeroporti di Milano Linate e Malpensa, di Venezia e Pisa, non sarebbe utilizzato per controllare gli orari di lavoro dei dipendenti ma servirebbe proprio ad evitare che estranei e, ancora peggio, possibili terroristi, possano accedere alle zone «rosse» e di avvicinarsi magari ai passeggeri, ai bagagli o alle stive stesse dei velivoli in sosta. Il sistema biometrico previsto dal progetto si basa sul confronto tra le impronte digitali rilevate e il «template», la rappresentazione in codice numerico, memorizzato e cifrato su una smart card che rimarrebbe nell'esclusiva disponibilità del lavoratore. Impiegato che, se il progetto verrà portato avanti, dovrà preventivamente dare il proprio specifico consenso al trattamento dei dati. Il Garante della Privacy ha al momento «ritenuto proporzionati la raccolta e l'uso delle impronte digitali dei dipendenti in relazione agli accessi alle sole aree sterili». Insieme all'arrivo del rilevamento delle impronte però il garante ha sottolineato l'importanza di non eliminare le altre modalità di accesso; i dati inoltre potranno essere conservati per un tempo massimo di sette giorni. Val. Cos.

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