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La sfida di Berlusconi sulle riforme

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Silvio Berlusconi

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  «L'amore vince su tutto». Ormai è il leit motiv della sua politica. Lo dice e lo ripete in tutti i suoi interventi. Pubblici e privati. È ancora ad Arcore, convalescente dopo l'aggressione subita il 13 dicembre. Ma Silvio Berlusconi continua a far sentire la sua voce. Ribadisce di «non voler mollare» e che anzi, «il 2010 sarà l'anno in cui saranno fatte tutte le riforme». Rassicura sulle sue condizioni di salute, dicendo che sta meglio ma che non tornerà a lavoro prima del 7 gennaio, «quando saranno spariti tutti i segni dal volto».  Il presidente del Consiglio ha voglia di parlare, di trasmettere agli italiani messaggi di fiducia e ottimismo per il nuovo anno. Ecco che allora programma una serie di collegamenti telefonici, di interventi pubblici, di speciali messaggi via web. Il 24, di buon mattino, si collega a sorpresa con il direttore di RadioUno Antonio Preziosi nella trasmissione "Radio Anch'io". E qui assicura che il 2010 sarà anche l'anno della ripresa «perché tutti gli indicatori economici vanno in questa direzione». Occorre però, ammonisce, che «tutte le fabbriche del disfattismo e del pessimismo» la smettano di produrre quell'atmosfera di odio e di violenza, che non solo contamina la politica, ma è deleteria per «consumi e investimenti». Ribadisce che il suo è il governo che ha fatto di più contro la criminalità organizzata e promette: «La mafia è un fenomeno patologico che noi vogliamo sconfiggere definitivamente» in questa legislatura. Insomma, «sono stati 19 mesi di lavoro straordinario di una squadra davvero eccezionale». Qualche ora dopo il capo del governo è di nuovo al telefono: stavolta con Guido Bertolaso che a L'Aquila ha organizzato una cena per circa 600 sfollati nella caserma della Guardia di Finanza di Coppito, quella che ospitò il G8. Con gli abruzzesi, il Cavaliere torna a parlare dell'aggressione subita a Milano. «Dopo piazza Duomo penso che il clima politico sia cambiato in meglio: si è rasserenato e sembra quasi che la stragrande maggioranza degli italiani e degli uomini politici si siano iscritti al nuovo partito dell'amore». Il giorno di Natale, ancora al telefono, ma stavolta con il Tg1, Berlusconi commenta la tentata aggressione al Pontefice e torna sul refrain di queste settimane: «Dobbiamo davvero contrastare tutte queste fabbriche di menzogne, di estremismo e anche di odio», dice. A proposito delle sue condizioni di salute, afferma di sentirsi meglio, di essere più guardabile, ma precisa che non tornerà all'attività pubblica prima del 7 gennaio. «Sono stato fortunato - aggiunge ironico -: avrei potuto passare Natale sotto terra e con questo gelo e questa neve del nord non sarebbe certo stato piacevole». L'umore è buono. Anche perché, continua a ricordare le tante manifestazioni di solidarietà ricevute dopo l'aggressione. Lo ha raccontato anche ieri pomeriggio collegandosi con la Comunità incontro di don Pierino Gelmini, vecchio amico del premier. E proprio a un don Gelmini che continuamente lo incita ad andare avanti («Io ti voglio bene e vorrei dirti ti amo. Qualcuno ti ha definito il diavolo (Di Pietro ndr) ma di solito si riconoscono diavoli coloro che diavoli sono. Noi ti vogliamo bene») Berlusconi affida la sua volontà di andare avanti: «Non mollerò e continuerò a governare per modernizzare lo Stato. L'anno prossimo faremo tutte le riforme istituzionali». Il premier parla della sua aggressione, elogia Maurizio Gasparri, anch'egli in sala, («un capogruppo incomparabile), saluta i ragazzi della Comunità. Prima di chiudere la telefonata Berlusconi rassicura don Gelmini su un tema a lui caro: «Ti garantisco che lavoreremo con te per un'Italia libera dalla droga». Ed è qui che il fondatore della Comunità di Amelia saluta il premier alzando la voce e incitandolo a «non mollare, per favore».

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