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Frattini, la diplomazia dell'apripista

Il ministro degli Esteri Franco Frattini

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Non c'è che dire. Il fisico, i modi, l'eleganza sono propri di un diplomatico doc. Franco Frattini al secondo mandato alla Farnesina non si smentisce e mantiene anche all'interno del cubo di marmo un atteggiamento cordiale, disponibile. Insomma dà retta a tutti. Grande balzo in avanti dall'evo, breve, di D'Alema. Nell'ambiente delle feluche è molto apprezzato per quel modo di fare meticoloso, per bene. Si vede che non ha smania di potere. Tutt'altro. Certo quell'aria condizionata al massimo quando fuori sul piazzale del ministero c'è un caldo africano e lui fa scendere la temperatura del suo ufficio a temperature artiche, lascia di ghiaccio. Ma lui, il ministro, di fronte allo sconcerto, è pronto a offrire un sorbetto al cedro di cui è, si può dire «diplomaticamente» goloso. Tre anni e mezzo a Bruxelles. Un impegno come Commissario europeo per la giustizia, la libertà e la sicurezza. E ora Franco Frattini guida la diplomazia italiana. L'eleganza di Franco Frattini è un dato distintivo. Abiti sartoriali alle cerimonie ufficiali. Nel tempo libero pantaloni e camice stiratissime con maglioncini di cashemire o cotone a seconda della stagione, dai colori sobri. L'azzurrino, Forza Italia, è il preferito. Ma lui non teme di mettersi in mostra in tuta ginnica. Lo fa anche davanti alle telecamere e ai giornalisti. E qualche commentatrice un po' snob lo ha criticato con quella polemica provinciale di chi apprezza atteggiamenti casual in Obama ma non in casa propria. Durante i voli di stato intercontinentali Frattini sfoggia mise da campione. Preferita quella della Nazionale di nuoto. Del resto il ministro degli esteri è uno sportivo praticante: nuoto agonistico, arrampicata, sci. Lo dichiara con un certo vanto anche su Facebook dove recluta supporter mettendo in evidenza la sua foto in tenuta «maestro da sci». E si diletta in slalom e piroette in montagna. Capacità però che non gli ha evitato, nel 2008, di sbattere contro i paletti disposti da quella vecchia volpe siberiana di Lavrov, ministro degli Esteri della Federazione russa, che ad agosto, ai tempi del conflitto con la Georgia, gli aveva confidato «Tranquillizza l'Europa. Ci ritiriamo domani». Ma le truppe russe sono rimaste in territorio georgiano per altri 45 giorni. La Georgia è stato anche il momento delle critiche al ministro Frattini. L'opposizione lamentava la sua permanenza in vacanza alle Maldive. Ma lui ha risposto che le nuove tecnologie permettavano dagli atolli dell'Oceano Indiano di gestire tutto il gestibile. E le furbizie di Lavrov alle Maldive o alla Farnesina ci sarebbero state ugualmente. L'esperienza da commissario europeo per la sicurezza lo ha visto particolarmente impegnato sui temi del terrorismo internazionale. E proprio a lui si deve in ambito europeo quella proposta che colpisce propaganda, reclutamento e addestramento via web dei gruppi qaedisti.   E che oggi torna d'attualità per l'uso eversivo di istigatori internauti dopo l'aggressione a Berlusconi. La lotta al terrorismo fa parte della strategia privilegiata di Frattini. «Nelle missioni internazionali - annuncia il ministro - noi non andiamo a portare sulla punta delle baionette la nostra cultura, noi andiamo a contribuire alla sicurezza del mondo. Ecco perché l'Afghanistan è una delle nostre priorità politiche». E i militari italiani sono stati arruolati da Frattini come diplomatici. «Sono i nostri biglietti da visita nel mondo», sostiene. E si guadagna un ruolo di interlucotore privilegiato anche in Medio oriente dove sia Israele sia i palestinesi accettano i suoi consigli e la sua mediazione. Non dimentica il suo incarico precedente e nell'Unione europea si impegna per abbattere gli steccati tra le nazioni europee e sdogana anche i Balcani occidentali dopo il gelo della guerra in Kosovo. Ammira Obama da cui «non mi sento deluso» afferma. Ritiene il suo lavoro in continuità con il predecessore D'Alema, sublime perizia diplomatica. «Abbiamo solo allargato gli orizzonti ai Paesi del Golfo, alla Federazione russsa e soprattutto all'Africa», spiega il ministro con stile british. A chi lo pungola sulle vicinanze italiane a leader mondiali discussi come il presidente della Bielorussia Aleksandr Lukashenko, Frattini sfoggia la sua teoria tutta sciistica di «apripista» che ha ribadito appena ieri: «Un aspetto della nostra politica estera, che ci porta a fare da apripista di azioni su cui gli altri ci seguono, ci seguiranno o cominciano a seguirci». E fa l'esempio dei colloqui con Gheddafi quando tutti volevano incontrarlo ma evitavano. E oggi il leader libico è corteggiato da tutto l'Occidente. La strategia italiana è apprezzata dai colleghi europei. Grande sintonia con il neo ministro degli Esteri e vice premier tedesco Guido Westerwelle che Frattini incontrerà domani a Villa Madama e accompagnerà al Quirinale per un colloquio con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Qualche contrasto con l'inglese David Milliband, ma solo per aggiudicarsi le simpatie del segretario di Stato Usa Hillary Clinton, della quale entrambi sono fan. Da quando è alla Farnesina, Frattini, interpreta la politica estera con molto dinamismo. Interventista quando il terrorismo prende di mira di nostri militari in Afghanistan, in prima linea nei vertici internazionli non dimentica di chiarire la situazione interna italiana. Così ecco Frattini prendere carta e penna e scrivere alle cancellerie europe per spiegare l'«anomalia» italiana dei giudici politicizzati che prendono di mira il presidente del Cosniglio. Franco Frattini è un ministro molto pratico e consapevole dei problemi quotidiani. Prima di abitare nell'appartamento alla Farnesina andava personalmente a fare la spesa. Ogni sabato mattina, di buon ora, attraversava le sliding doors del supermercato di via delle Fornaci e meticolosamente si muoveva tra gli scaffali scegliendo con cura i prodotti e controllando etichette e scadenze. Questo stile di vita gli consente di muoversi con discrezione e acume anche tra i corridoi marmorei del ministero. Il suo uomo di fiducia resta Pasquale Terracciano, capo di gabinetto. Promossa Elisabetta Belloni che dall'Unità di crisi è passata alla Cooperazione. Grande armonia anche con gli ambasciatori di cui ha rivalutato il ruolo e tracciato la nuova strategia. In questi 19 mesi solo un neo. L'acqua alla varecchina alla presidente di Confindustria Emma Marcegaglia è stato solo uno spiacevole «disservizio». Un sorbetto al cedro potrà farlo dimenticare.  

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