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Clima, ecco il mini-accordo Si torna indietro di 2 anni

Copenaghen, vertice sul clima

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Quando alle 15.28 si chiude la Conferenza di Copenaghen la sensazione è quella di aver visto un vertice già scritto prima del suo inizio. I 193 Paesi Onu non raggiungono un'intesa per il taglio dei gas inquinanti. Chi aspettava la svolta è stato travolto da una delusione annunciata. Il primo elemento negativo: non c'è un Trattato, ma solo un accordo di tre pagine, in dodici punti, che non è vincolante né legalmente né politicamente. La responsabilità principale del risultato è degli Stati Uniti, che non avendo un mandato del Congresso non ha potuto prendere impegni, oltre le promesse. Poi vengono i Paesi in via di sviluppo, con in testa i colossi Cina, India e Brasile, che non volevano penalizzare la crescita economica. Non è un caso, infatti, che il testo finale è concordato (nella notte fra venerdì e sabato) tra Usa, Cina, India, Brasile e Sudafrica. Proposto, viene firmato (con grande delusione) dall'Unione europea. Mentre i Paesi «piccoli», che durante i lavori hanno protestato a più riprese, dichiarano di «prendere atto del testo»: un sì glaciale. Quindi, il secondo elemento negativo: nei dodici punti del testo si fissa a 2 gradi l'aumento massimo della temperatura, ma si elimina ogni riferimento al taglio del 50 per cento della Co2 entro il 2050. Il documento è così una dichiarazioni di intenti poco chiari. L'unica cosa certa è una tabella di marcia che indica ai Paesi ricchi di quantificare le riduzioni dei gas inquinanti entro il 31 gennaio 2010. Poi tra sei mesi il nuovo vertice a Bonn, in Germania, per verificare gli impegni. Infine a dicembre 2010 si dovrà tenere la Conferenza Onu sul clima a Città del Messico per definire l'accordo vincolante. Di positivo a Copenaghen resta un elemento: i finanziamenti per i Paesi a rischio, a causa dei cambiamenti climatici. Si tratta di un pacchetto di cento miliardi di dollari, da stanziare entro il 2020. Da qui al 2012 l'impegno sarà di trenta miliardi, di cui 10,6 arriveranno dall'Ue e 3,6 dagli States. Ma sostegno ai Paesi poveri a parte, tutto il documento riporta il mondo che vuole salvare l'ambiente indietro di due anni. Le cifre e gli impegni sono infatti gli stessi che circolano dal 2007, quando si tenne la conferenza sul clima a Bali. Da allora passi in avanti sostanziali non sono stati fatti. Intanto il presidente dell'Onu cerca di raccogliere i cocci: «Faremo di tutto perché l'accordo diventi legalmente vincolante entro il 2010», dice Ban Ki-moon sottolineando che il testo è una «tappa essenziale». Per il capo negoziatore Onu, Yvo de Boer, «è stata una conferenza sulle montagne russe», per raggiungere un accordo che di fatto è solo «una dichiarazioni di intenti: abbiamo ancora molto da lavorare». Barack Obama parla di «passo in avanti senza precedenti molto significativo. Ma non basta». Mentre la presidenza danese, che sul vertice aveva puntato molto, si ritrova un nulla di fatto e tante critiche per la gestione della Conferenza. Chi invece incassa la sconfitta più importante è il Pianeta in cui viviamo.  

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