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Quell'odio cieco a cui la Sinistra deve mettere un freno

Momenti di tensione alla Bocconi di Milano

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Resta la follia del gesto, aggravata dalla demenziale rivendicazione del Fai, Federazione Anarchica Informale, che l'ha organizzato e che contesta in modo così feroce e idiota la politica dell'immigrazione e i Centri per l'identificazione degli immigrati. Centri, si badi bene, voluti dal ministro degli Interni Giorgio Napolitano. In quattro giorni, Milano, è stata teatro di una violenza politica che non ricordavamo dagli anni '70, a partire dagli orrendi fischi nella piazza in cui si commemorava l'attentato alla Banca dell'Agricoltura del 12 dicembre 1969; fischi non solo a Letizia Moratti, ma persino ai familiari delle vittime della strage. Poi, l'attentato, sempre in piazza Duomo, contro Silvio Berlusconi, in cui la mano di un esaltato si è fatta strumento di un odio sparso a piene mani, irresponsabilmente, contro un leader dipinto a sinistra come un demonio, con una fraseologia che riporta a quella del più esaltato tra gli ayatollah iraniani. Infine, immancabile, la bomba alla Bocconi. Il dramma è che non siamo negli anni '70, che questa violenza ossessiva non è il portato deviato di un grande scontro sociale; non è la trasposizione di esaltati, sul terreno della violenza cieca di grandi lotte operaie e sociali che dal terrorismo stesso venivano tradite e fiaccate. No, oggi non c'è un'ideologia rivoluzionaria in marcia, non c'è uno scontro sociale che travaglia il paese e le classi più disagiate. Ma c'è, si sente, si palpa odio. A piene mani. Odio, odio puro, fine a sé stesso, voglia di far scomparire, morire l'avversario politico; di fare danno. Voglia di distruggere. Con lucido cinismo Marco Travaglio, l'ideologo delle manette, convinto che attraverso i processi e il codice di procedura penale si arrivi alla Verità (che miseria culturale!), ha rivendicato dopo l'attentato a Berlusconi non solo il diritto a odiarlo, ma esaltato, cantato, invocato l'odio; ultimo di una lunga serie di intellettuali impegnati in questa poco onorevole esaltazione. Il fatto inquietante è che Travaglio è collocato a sinistra; scriveva per l'Unità, scrive sul Fatto, è la star di Michele Santoro, è il referente di Di Pietro con cui un irresponsabile segretario del Pd, Walter Veltroni, si è alleato alle elezioni. L'esaltazione dell'odio, del diritto all'odio è tipica dei movimenti della destra estrema, del nichilismo rivoluzionario di matrice fascista e nazista. Ma oggi è di moda a sinistra, in certa sinistra. Fa presa, lega i fatti di questa orribile settimana milanese. È dunque indispensabile che la sinistra sana, quella del Pd di Bersani, ne prenda atto, con coraggio e come già fece negli anni settanta, la contrasti, a viso aperto, incurante dei prezzi elettorali che può pagare. Se non lo farà, ne verrà travolta e stravolta.

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