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«Ho visto tanti piangere per lui»

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seguedalla prima MILANO È commosso mentre parla Ennio Doris, fondatore e capo esecutivo della Mediolanum, ma soprattutto "amico fraterno" del presidente del Consiglio. Tra i primi, l'altro ieri, a correre all'ospedale San Raffaele per salutare Silvio Berlusconi. «Sa cosa gli ho detto appena l'ho visto?». Cosa? «Che Santa Lucia lo ha salvato. Il giorno dell'aggressione era il 13 dicembre, giorno proprio di Santa Lucia, protettrice degli occhi. Quella statuina se fosse arrivata pochi centimetri più su, lo avrebbe preso ad un occhio, forse uccidendolo. Mamma mia, mi vengono i brividi al solo pensiero». Secondo lei ha davvero perdonato già l'aggressore? «Guardi, il commento che ha fatto con me è stato solo uno. Era colpito non tanto dal gesto, o dalle ferite riportate. Quello che gli ha fatto più male sono state le parole di Tartaglia, quell'odio alla base di un gesto così violento. Eppure non ho visto astio nel presidente verso l'aggressore, solo amarezza per un odio a lui incomprensibile. Ecco perché continua a rimarcare che l'amore invece vince su tutto. Queste sono ferite che fanno davvero male». Come ha cercato di rincuorarlo? «Dicendogli che questi sono i pericoli che corrono i grandi innovatori. Pensiamo a Reagan, Lincoln, Kennedy. E lui è di certo un innovatore. Certo, dispiace che ci sia più che una guerra alle idee una vera e propria battaglia all'uomo. È sotto gli occhi di tutti». Quindi, secondo lei, il gesto di Tartaglia è in qualche modo legato al clima politico del momento? «Ne sono convinto. È un gesto rivolto ad una vittima di questo clima d'odio. Tartaglia è una persona che non aveva mai dato segnali di questo genere. E guarda caso ora è arrivato a tanto…». I figli sembrano tutti molto preoccupati… «Sfido chiunque a non esserlo. Mi metto nei loro panni. Io che ho un rapporto fraterno con lui, quando ho visto quello che è successo sono stato malissimo. Posso solo immaginare come si sono sentiti loro, all'idea che sarebbe potuto morire…». Gli ha dato qualche consiglio da amico? «Gli ho detto che non se la deve prendere, non ci deve stare male. Cercando una giustificazione per le parole e il gesto di Tartaglia, gli ho detto che questo è il triste destino comune di tutti i grandi innovatori. Di tutte quelle persone che concepiscono il voto come un impegno ben preciso da portare a termine». Ha già pensato al regalo da fargli per questo Natale? «Non ho ancora deciso. Sicuramente, dopo quello che è successo, cercherò qualcosa che gli testimoni quanto è amato. Sapesse quanta gente ho visto piangere per quello che è successo a Silvio…». Gia. Ron.

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