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Cerchiamo di evitare che il passato ci sorpassi

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Quiuna visita di misericordia meriterebbe di riceverla lei per lo stato confusionale in cui si trova ed ha messo il partito assumendone la presidenza su proposta assai incauta del segretario appena eletto, Pier Luigi Bersani. Il quale tuttavia ha per fortuna sentito il bisogno di correre lunedì mattina da Berlusconi senza invitare la Bindi a seguirlo, viste le polemiche che era riuscita a scatenare con i suoi giudizi strampalati, di stampo dipietrista, sul ferimento del presidente del Consiglio. Dopo la messa domenicale, la Bindi aveva commentato con l'intervistatore della Stampa l'aggressione subita da Berlusconi contestando, fra l'altro, il discorso da lui appena pronunciato, cui erano mancate, secondo lei, «solo» queste parole: «E per tutto questo ora andiamo al voto». Contrasta con la democrazia la convinzione maturata dalla Bindi che sia vietato mettere il ricorso anticipato alle urne nel conto di una crisi di governo, alla quale lavorano da mesi certi mestatori dell'opposizione, sino a proporre pubblicamente rocambolesche soluzioni di emergenza. E poi va ricordato alla presidente del Pd, e vice presidente della Camera che Berlusconi già prima del comizio a Milano aveva nettamente smentito il progetto di elezioni anticipate attribuitogli dagli avversari e, in verità, anche da alcuni suoi troppo fanatici sostenitori, dimentichi che la chiave dello scioglimento prematuro delle Camere è affidata dalla Costituzione non al presidente del Consiglio ma al capo dello Stato. Il povero direttore della Stampa, Mario Calabresi, deve aver pensato la sera di domenica anche all'intervista della Bindi, oltre che alla delirante accusa di provocatore lanciata da Di Pietro ad un Berlusconi già ferito a sangue, scrivendo nel suo editoriale sull'aggressione al presidente del Consiglio: «Se la prima cosa che passa in testa è pensare che se la sia cercata o meritata, allora siamo entrati in uno spazio in cui la dialettica politica è degenerata». Ciò è già accaduto ai tempi terribili dell'assassinio di suo padre, l'indimenticabile commissario Luigi Calabresi, ammazzato sotto casa nel 1972 dopo una lunga campagna d'odio di Lotta Continua condotta contro di lui per la morte dell'anarchico Giuseppe Pinelli nel cortile della Questura di Milano, all'indomani della strage di Piazza Fontana del 1969. Cerchiamo, per favore, di evitare che il passato in qualche modo ci sorpassi.

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