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Roma, corsa all'oro in Iraq

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L'Italia non abbandona l'Iraq. Le stragi e gli attentati che hanno colpito gli italiani non hanno fermato il sostegno alla ricostruzione. Dopo il ritiro dei nostri militari nel 2006 la cooperazione è continuata e si è rafforzata negli aspetti economici e commerciali. Oggi a Roma la riunione della commissione mista italo-irachena, presieduta dai ministri degli Esteri dei due Paesi, Franco Frattini e Hoshyar Zebari, prevista dal Trattato di amicizia e cooperazione entrato in vigore lo scorso luglio. Con questo trattato sono state rafforzate le relazioni bilaterali. Tre, ha spiegato il portavoce della Farnesina, Maurizio Massari sono i «pilastri» sui quali si fondano i rapporti tra Italia e Iraq. Quello del «dialogo politico», della «capacity building post conflitto», e quello «economico». L'Italia è, infatti, il primo importatore dall'Iraq tra i Paesi Ue e intende fornire aiuti per «superare gli ostacoli che impediscono lo sviluppo economico del Paese». L'Italia ha concesso all'Iraq un credito di aiuto pari a 400 milioni di euro che consentiranno al Paese di oltrepassare gli «ostacoli» che ancora sussistono per gli investimenti delle imprese italiane. Per quanto riguarda poi la «capacity building», la Farnesina ha contribuito alla formazione di 14 diplomatici iracheni che hanno seguito corsi alla Luiss. Tra le priorità italiane nei confronti dell'Iraq c'è anche l'addestramento di esercito e forze di polizia.   Lo scorso 13 novembre il Ministro dell'Interno iracheno Bolani ha inviato una lettera al segretario generale della Nato con la quale viene formalmente chiesto di proseguire, possibilmente fino al dicembre 2011, la formazione fornita dai Carabinieri alla Polizia Federale nell'ambito della Nato training mission. I rapporti economici sono di tutto rispetto. Nell'ambito della Commissione mista sono previsti, tra l'altro, incontri in Confindustria, e verrà approfondita la cooperazione in settori come energia, difesa, sanità, agricoltura, trasporti. Numerosi i contratti già stipulati e quelli in corso di ratifica. L'Eni si è da poco aggiudicata il contratto per lo sfruttamento del giacimento di Zubair.   Le imprese italiane sono in corsa per l'aggiudicazione di importanti gare sulle due grandi opere cui da tempo puntano: la diga di Mosul ed il Porto di Al Faw. Quanto alla prima, il governo iracheno, considerata la complessità dell'opera, vorrebbe che la Trevi e la concorrente tedesca Bauer realizzassero insieme un lavoro dell'ordine di 2,2 miliardi di dollari. Il secondo, invece, è destinato ad essere lo snodo cruciale del sistema dei trasporti, dell'approvvigionamento e delle esportazioni, non solo dell'Iraq ma anche come corridoio mesopotamico parallelo al canale di Suez per i collegamenti tra l'Oceano Indiano e il Mediterraneo e tra l'Asia e l'Europa. Un consorzio italiano ne ha prodotto lo studio fattibilità e si accinge a firmare il contratto per la progettazione.  

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