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Bersani nella morsa di Tonino

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Intervenendo a quella banalotta e chiassosa manifestazione ieri organizzata a Roma contro Silvio Berlusconi (tanto per cambiare) Antonio Di Pietro si è espresso così: «Appena avremo occasione di riportare il Paese in uno stato di democrazia partecipata, con un'informazione plurale, di uno Stato di diritto dove la legge è uguale per tutti, sarà necessario il confronto e il dialogo. Ma come succede in tutti i regimi prima bisogna liberare il Paese dal regime berlusconiano». Questa è dunque l'opinione del vero capo della sinistra italiana, colui che strattona quotidianamente il Pd del povero Bersani facendogli perdere il sonno, l'uomo che detta la linea e governa la coalizione, detenendo tra l'altro la chiave magica del successo elettorale in molte realtà locali. In presenza di questo modo di ragionare, intellettualmente modesto e politicamente offensivo (poiché milioni di italiani votano liberamente per il Cavaliere), la sinistra nazionale è condannata a ballare sul Titanic, sballottata fra due situazioni da incubo: se ripudia l'alleanza con Di Pietro resta all'opposizione per sempre, se lo accoglie ne finisce soggiogata e governare diventa impossibile (con l'Udc che si allontana definitivamente). In buona sostanza la manifestazione di ieri ha messo per l'ennesima volta Di Pietro al centro del ring (dove si trova benissimo) e il capo del Pd in un angolo, proprio come Veltroni e Franceschini.  

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