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Silvio snobba Gianfranco

Gianfranco Fini

Fini mette la sordina

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La giornata è cominciata con l'arrabbiatura dopo la lettura dei giornali. I virgolettati su Gianfranco Fini, dirà poi più tardi, «non solo non li ho mai detti, ma neanche pensati». È vero che la tensione tra i due cofondatori c'è e resta alta, ma Berlusconi non ha voglia di esasperare gli animi né di lanciare l'affondo finale. Le sue parole, infatti, danno il senso di quale ora sia la strategia: minimizzare. E così smentisce l'ultimatum e afferma: «Non c'è nessuna competizione con nessuno». E così premesso che l'arrabbiatura per il fuorionda pescarese resta, premesso che, fosse per il premier, intraprenderebbe strade diverse, a questo punto però la via saggia è un'altra. E cioè tentare di smorzare le roventi polemiche degli ultimi due giorni. Il motivo è semplice: nelle prossime settimane ci saranno alcune scadenze parlamentari care al presidente del Consiglio. Temi sui quali, fino ad ora, l'inquilino di Montecitorio ha avuto posizioni diverse. Un esempio sopra tutti, la giustizia. Ma anche l'immigrazione e i temi etici. Ecco che allora, come Berlusconi spiega a qualche fedelissimo, a questo punto si aspetta Fini al varco. Vedremo come si comporterà - avrebbe ragionato il premier - sulle cose stabilite dal partito, sulla vicenda Cosentino, sulle regionali. Tradotto, a Fini ora non se ne farà passare neanche una. Il tutto auspicando che prima o poi ci sia un chiarimento, tanto richiesto dal partito, voluto fortemente dallo stesso premier. Si vedrà. Nel frattempo Berlusconi, in pubblico, continua a rimanere in silenzio sul suo alleato. Ci prova almeno. E quando si trova incalzato dai cronisti, evita di rispondere. Così è successo ieri mattina, a Villa Madama, davanti ad una platea formata da quasi tutto il governo russo, compreso il presidente Dmitri Medvedev. L'occasione: la conferenza stampa al termine del vertice intergovernativo Italia-Russia, durante il quale sono stati firmati 18 accordi e memorandum d'intesa. C'erano anche tanti esponenti del nostro governo, tutti seduti nelle prime file: da Alfano a Sacconi, da Scajola a Matteoli, Gelmini, Brambilla, Frattini e Zaia. C'è pure il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso. Oltre a uno svariato numero di rappresentanti di imprese e banche. Il premier ride e scherza con tutti. Abbraccia i suoi ministri, stringe le mani ai colleghi russi, saluta imprenditori e banchieri. Quando arriva la domanda su Fini, il Cavaliere cambia espressione. Avrebbe sicuramente preferito non dover parlare in uno scenario come quello delle beghe con il suo alleato. Così, prima elogia lo «splendido rapporto» di stima ma «anche di grande affetto» che c'è tra Medvedev e Putin, poi torna nei confini italiani e chiarisce di «non essere in competizione con nessuno». Il riferimento è chiaro anche se neanche lo chiama per nome. Dopodichè l'attacco alla stampa, per aver riportato «parole false», mai pronunciate - tuona il Cavaliere - mai neanche pensate. Parole che qualcuno legge come una mano tesa verso il cofondatore del Pdl. O comunque il segnale di come il lavoro dei pontieri del Pdl comincia a dare i primi frutti. Anche durante il veloce Consiglio dei ministri di ieri sera l'argomento Fini, praticamente non è stato preso. Qualche battuta sì, ma niente di più. Racconta un partecipante alla riunione che «tutti i ministri si sono stretti attorno al premier», magari senza parole, ma con grande solidarietà. Del resto basta vedere le dichiarazioni arrivate ieri dal Pdl. Cicchitto: serve un chiarimento «serio» nella maggioranza. Rotondi: invito tutti a mantenere i «nervi saldi» perché «abbiamo la responsabilità di guidare il paese». La Russa: «Mi sono imposto di svolgere il mio ruolo di coordinatore del Pdl senza riflettori». Intanto, oggi è il giorno del pentito Spatuzza, e la tensione sale.

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