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"Conosco sia Fini che Berlusconi, il peggio è passato"

Il sindaco di Brindisi Domenico Mennitti

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Per conoscerli, li conosce. Bene. Molto bene. È stato una vita nel Msi, sfidò Fini alla segreteria, perse, poi si vendicò alleandosi con Rauti e lo rovesciò. Gianfranco si riprese la rinvicita e li mandò a casa. Lui se ne andò. E due anni dopo ricomparve ad Arcore, casa di Berlusconi. Fondò con lui Forza Italia, ne divenne il primo coordinatore nazionale, il braccio destro di Silvio. Ma finì anche con lui e ora Domenico Mennitti ci ride su: «Li conosco bene, so come sono quando tutto va d'amore e d'accordo. Ma so anche come sono Silvio e Gianfranco quando si incazzano. E s'incazzano forte». Oggi Mennitti, Mimmo per gli amici, s'è rintanato nella sua Brindisi dove è sindaco da poco riconfermato. E dove ieri il presidente della Camera ha trascorso l'intero pomeriggio. Lo ha visto? «L'ho lasciato qualche minuto fa».   E che cosa le ha detto? «E già, adesso gli stringo la mano e racconto tutto a un giornalista».   Vabbè, allora dica come lo ha trovato? «Bene, tranquillo, sereno. Sa che il momento è delicato ma mi sembra che quello che si legge sui giornali sia distante dalla realtà».   E qual è la realtà? «Guardi, io non vedo fratture insanabili. Anzi, sono convinto del contrario».   Faranno la pace? «Senta, parliamo di politica. La prego». Parliamo di politica allora. Da dove cominciamo? «Fini è un uomo che ha una grande esperienza politica. Berlusconi ormai l'ha acquisita. Parliamo del Ventennio e non ci rendiamo conto che Silvio è in politica da un periodo che si avvicina ai venti anni».   E allora? «Allora il punto è uno. È evidente che c'è stata una evoluzione del sistema e che tra i due vi sono differenti valutazioni...». Sindaco, così la prende un po' troppo alla lontana. «Ascolti. Berlusconi e Fini hanno fatto assieme qualcosa di storico. Hanno fatto la destra, che in Italia era qualcosa di marginale. L'hanno portata al governo del Paese. E l'hanno fatto assieme. E assieme devono stare. Assieme vogliono stare. Nonostante tutti questi litigi hanno i voti, la maggioranza dell'Italia è con loro, gli elettori sono più avanti e se ne rendono conto. Nessuno dei due pensa a far saltare il tavolo, glielo assicuro. Tantomeno Fini immagina complotti o robe del genere. Non pensa al suo futuro fuori da questo campo politico». Oggi il presidente della Camera ha smorzato i toni, ma Berlusconi sembra snobbarlo. «Silvio è così. S'arrabbia, può rimanere deluso, tutto quello che vuole. E certamente viene anche strattonato da chi, vicino a lui, ama la linea dura. Ma il suo obiettivo è governare il Paese. Fare le riforme, cambiare l'Italia. E per farlo deve collaborare con Fini». Ma il rapporto tra i due sembra completamente logorato. «Lei dice? A me non sembra. E comunque in politica ci si può infervorare ma poi prevale la ragionevolezza».   Chi deve alzare prima la cornetta? «Non lo so, l'importante è che l'altro non l'abbassi subito. Suvvia, queste sono cose che riguardano loro e loro sanno come ritrovarsi. Non sarò io a dargli suggerimenti». Lei è anche un giornalista, qual è il titolo della giornata? «Il punto più alto della crisi tra i due è superato». Un po' lungo, scusi. «Allora non sarà originale ma le dico: "Il peggio è passato"».   Sindaco, lei chiamerà Berlusconi e gli darà un consiglio? «Mi batto perché la politica si faccia nelle sedi opportune, non sui giornali. Le posso dire che conosco Fini da quando era un ragazzino. Berlusconi l'ho conosciuto che era era ancora un ragazzo. Ecco, le persone cambiano negli anni, non si può pensare che restino sempre quelle che erano a 40 anni e trattarle come tali».  

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