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E il voto mette in allarme Vaticano e Unione europea

La moschea di Roma

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Con sorpresa e preoccupazione.Così l'Unione europea e il Vaticano hanno accolto la notizia del risultato del referendum svizzero «anti-minareti». Per la Santa Sede, l'esito del voto elvetico rappresenta un duro colpo per la libertà di religione e l'integrazione. E l'Osservatore Romano scrive: «I minareti come i crocifissi». I ministri dell'Interno dell'Unione, invece, si sono ritrovati la questione sul tavolo della loro riunione a Bruxelles, dove hanno trovato anche il ministro della Giustizia di Berna. Evelyne Widmer Schlumpf ha subito cercato di mettere le mani avanti, sostenendo che il voto, pur non essendo «un bel segnale» per il suo Paese, non è contro l'Islam, ma semplicemente contro la costruzione di minareti. Ma dalla presidenza di turno svedese dell'Ue è venuta una decisa presa di distanza dal voto e dall'uso stesso dello strumento referendario. Il ministro degli esteri svedese Carl Bildt vede nel voto svizzero un misto di pregiudizio e di paura e comunque un brutto segnale, mentre per il ministro francese dell'immigrazione Eric Besson il punto non è quello di avviare «falsi dibattiti» come quello della costruzione di minareti, che appartiene al «buon senso e all'urbanistica», ma puntare ad una vera integrazione. Altra cosa, ha spiegato Besson, la questione del burqa che invece riguarda principi fondamentali. Il ministro dell'Interno spagnolo Alfredo Perez Rubalcaba, personalmente contrario al referendum, ha detto di non essere preoccupato dal rischio che la consultazione popolare usata in Svizzera possa trovare seguaci anche nel resto dell'Europa. Ma i fatti gli stanno dando torto. In Olanda e Danimarca partiti ed esponenti di estrema destra stanno invocando il ricorso alle urne su questi temi. Parole dure sul voto svizzero sono venute anche dal Consiglio d'Europa, che ha espresso grande preoccupazione ed ha ventilato l'ipotesi di un ricorso alla Corte di diritti umani di Strasburgo. Intanto in Svizzera, dove si fa strada una certa preoccupazione anche per le conseguenze economiche che questa decisione potrebbe generare (calo degli investimenti arabi nel Paese ndr), il clima è tutt'altro che sereno. Domenica sera, ad esempio, è stata assaltata la sede di Zurigo dell'Unione democratica di centro. Secondo la polizia, alcuni sconosciuti hanno infranto una porta vetrata, lasciando all'entrata della sede del partito un minareto in miniatura e un tappeto di preghiera. Sono inoltre state gettate delle uova. L'Unione democratica di centro - che ha fatto campagna contro i minareti - ha sporto denuncia penale contro ignoti. E sempre domenica sera, dopo l'annuncio dei risultati, centinaia di persone hanno manifestato a Berna e a Zurigo contro l'esito della votazione. In ogni caso il mondo islamico, pur criticando la decisione, prova a gettare acqua sul fuoco ricordando che il minareto non è un principio religioso fondamentale. «I minareti in quanto tali non sono un principio fondamentale della nostra fede - ha detto una delle più importanti autorità religiose sciite l'ayatollah libanese Muhammad Hussein Fadlallah -. Iddio non ha indicato un luogo preciso dove pregare, ma ha dato all'uomo tutta la terra come moschea».

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