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La Cgil va in piazza a dire che tutto va male

Cgil, manifestazione a Roma

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Cgil in piazza ancora una volta. Ora che sarebbe il caso di mettersi al tavolo e formulare proposte, discuterle e realizzarle, per trasformare i primi segnali di ripresa (certificati anche ieri dalla Confindustria) in posti di lavoro. No, meglio stare in piazza, gridare contro il governo e accusarlo di ogni male del Paese. Più comodo usare la demagogia che il realismo. Ma il gioco al massacro alla fine è stato criticato anche dal collega sindacalista, Raffaele Bonanni, segretario della Cisl che ha accusato Guglielmo Epifani di essere colto da «scioperite» irresponsabile. «C'è la crisi, la gente non ha i soldi per arrivare a fine mese, si guadagna poco e ci sono molti in Cassa integrazione. Non si può pensare di andare in piazza a dire la propria posizione, ma non a scioperare. Invece, ogni settimana si proclama uno sciopero». Il segretario della Cisl vede nel comportamento dell'altro sindacato confederale un «atteggiamento che mira alla politica e non ai lavoratori». «Noi - aggiunge il segretario della Cisl - abbiamo avuto lo stesso atteggiamento con Prodi e con Berlusconi. Parliamo con tutti e il giudizio lo diamo dopo. Non scioperiamo ogni settimana. Questo è irresponsabile in un momento di crisi». Un sonoro schiaffo che non ha impedito a oltre 150 mila persone di sfilare ieri nelle strade di sette città di altrettante regioni del Sud in occasione dell'iniziativa promossa dalla Cgil «Lavoro, Sviluppo, Legalità al Mezzogiorno per dare futuro all'Italia». Una giornata di lotta del Sud, secondo una nota e sindacato, che ha visto coinvolte sette regioni, con manifestazioni a Bari, Campobasso, Chieti, Cosenza, Messina, Napoli e Potenza, e che ha avuto come obiettivo quello di porre al centro il Mezzogiorno. Una parte del paese che il governo deve assumere come questione nazionale da qui il gemellaggio che ogni manifestazione ha costruito con le regioni del Nord. Epicentro simbolico della giornata la manifestazione di Messina che ha visto la presenza del segretario generale Epifani che di fronte ai trentamila scesi in piazza, ha sintetizzato il senso della giornata. «Il governo deve cambiare rotta con politiche credibili, per il bene non solo del Sud, ma di tutto il Paese». Le manifestazioni si sono svolte in tutte le regioni del Sud: a Bari erano in 40.000 dove, con la segretaria confederale, Vera Lamonica, la Cgil ha ricordato il giovane Benedetto Petrone ucciso il 28 novembre 1977 da una aggressione di militanti di destra. Anche a Cosenza erano in 40.000 con ill segretario confederale, Fulvio Fammoni. A Napoli, invece, 30.000 hanno sfilato con la segretaria confederale, Susanna Camusso,Forte la partecipazione anche a Campobasso, con la segretaria confederale, Nicoletta Rocchi, e a Potenza, con il segretario confederale, Fabrizio Solari. A Chieti in circa 3.000 persone hanno messo al centro, con la segretaria confederale, Paola Agnello Modica, i riflessi del terremoto sul tessuto economico.  

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