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Quelle liti tra socialisti all'interno del Pdl

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Chetra i transfughi del Psi le posizioni fossero differenziate era già evidente prima, ma adesso le varie posizioni appaiono ancora più nitide dopo il clamoroso dissidio (ma ieri i due hanno fatto la pace) sui provvedimenti economici tra i ministri Tremonti e Brunetta, che pure, politicamente parlando, hanno comuni origini socialiste. Al di là dell'attuale materia del contendere, l'antipatia tra Tremonti e Brunetta ha radici antiche e si riflette anche nella nuova mappa del potere del vecchio Garofano dentro il Pdl che cercherò appunto di disegnare. Ho così individuato almeno tre-quattro fronti. Il primo fronte, formato dagli eredi craxiani — quelli duri e puri (oltreché laici) che ogni anno vanno in Tunisia a mettere un fiore sulla tomba di Bettino — si è, a sua volta, suddiviso in almeno due fondazioni: a quella «storica» guidata da Stefania Craxi, si è ora aggiunta la Rel creata da Fabrizio Cicchitto. Nella squadra ci sono parlamentari come il romagnolo Pizzolante, l'ex sindacalista bolognese Giuliano Cazzola, il toscano Barani, la lombarda Chiara Moroni e, con qualche distinguo, il napoletano Caldoro, alfiere del nuovo Psi, in corsa per diventare candidato governatore in Campania dopo la «defaillance» di Cosentino. Il gruppetto, a cui può aggiungersi anche il ministro degli Esteri Frattini, è impegnato a combattere soprattutto la ventata neo-giustizialista che ha ripreso a soffiare contro il Berlusconi e che ha molte analogie con la triste stagione del '92-'93 affossatrice di Craxi. Nell'attuale scontro al vertice tra lo stesso premier e Fini gli eredi craxiani sono quindi decisamente dalla parte di Silvio, anche se alcuni giornali (è il caso della Moroni che, peraltro, ha subito smentito) hanno parlato di qualche possibile movimento verso l'ala che fa capo al presidente della Camera. Nelle fila degli ultras berlusconiani c'è, ovviamente, anche Sacconi che però si distingue dagli altri craxiani per le sue ultime crociate ultra-cattoliche soprattutto sulle questioni legate alla bio-etica. Insomma, il suo è un caso a parte, ma ancora più anomala appare la posizione di Brunetta che può essere definito, senza mezzi-termini, un illustre battitore libero tra i vecchi socialisti. Infine, c'è il fronte di Tremonti e dei suoi fans che si distingue, da una parte, per una propensione verso argomenti molto popolari e quasi populistici (la presa di distanza dal dominio delle leggi di mercato, la battaglia contro lo strapotere delle banche, il revival del posto fisso) e, in tal senso, si avvicina sempre più ai temi cari a Bossi e alla Lega. Ma, dall'altra, i «tremontiani» auspicano pure uno Stato sociale forte e regolatore dei mercati ottenendo così consensi anche tra esponenti ex An come il sindaco di Roma, Alemanno. Intendiamoci, non si tratta certo dei «cespugli» che fecero crollare la coalizione di Prodi, ma se consideriamo quante sono le componenti all'interno del Pdl, lo «spirito da caserma» tanto odiato da Fini può diventare un collante davvero necessario...

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