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Mancino e Schifani: giù i toni

Il presidente del Senato, Renato Schifani

Fini-Bersani, asse sulle riforme

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{{IMG_SX}}L'iter parlamentare del disegno di legge per i processi brevi è iniziato. In un clima ancora pieno di polemiche e tensioni. Schifani e Mancino invitano i due schieramenti ad «abbassare i toni» in modo da rendere la discussione costruttiva. Contemporaneamente, il Csm mette in guardia dall'impatto «rischioso» del ddl sui processi, e Berlusconi continua a pensare se intervenire pubblicamente. Il clima resta teso. Da qui l'invito di Renato Schifani, presidente del Senato, e Nicola Mancino, numero due del Csm, ad «abbassare i toni», e pensare seriamente ad un confronto tra gli schieramenti. Domani pomeriggio si svolgerà l'ufficio di presidenza del Pdl, con all'ordine del giorno un unico tema: la giustizia. Perché come spiegano tutti nel Pdl, «ora è questa la prioprità», tutto il resto può attendere. Si aspettano così le decisioni del partito, su come si intenda procedere con il ddl sul «processo breve». Intanto, da ieri pomeriggio il ddl Gasparri-Quagliariello è incardinato a Palazzo Madama. Il tutto avviene in commissione Giustizia in modo rapido e veloce. Il senatore Giuseppe Valentino (Pdl) legge in meno di un quarto d'ora la relazione e poi si decide di rinviare per la discussione generale alla prossima settimana. E oggi pomeriggio alle 16 si riunirà l'ufficio di presidenza della commissione, richiesto dal capogruppo dell'Udc Giampiero D'Alia, «per decidere - spiega il presidente della commissione Filippo Berselli - come proseguire i lavori». Berselli, infatti, aveva anticipato in un'intervista che sul ddl che fissa a sei anni la durata massima di un processo le audizioni non sarebbero state necessarie. «Ma i passaggi formali vanno rispettati - incalza D'Alia - e a decidere come andare avanti con l'esame del provvedimento di solito non è il presidente della commissione, bensì l'intero ufficio di presidenza». Ma Pdl e Lega non hanno nessuna intenzione di perdere tempo. In via dell'Umiltà si continua a lavorare in vista della riunione di domani del partito. Si pensa a un testo da portare al vaglio dell'ufficio di presidenza, compreso alcune modifiche eventualmente necessarie per superare il vaglio di costituzionalità ed evitare malumori nella maggioranza. L'input che arriva in primis dal presidente del Consiglio continua ad essere sempre lo stesso, «non perdere tempo». Come si intuisce dalla previsione di Berselli: «Il Senato voterà il testo entro Natale», assicura. Così la Consulta Giustizia del Pdl si riunisce con gli alleati del Carroccio per fare il punto sugli emendamenti da presentare, che non saranno tanti, assicura Berselli, ma ci saranno. Il baillamme continua e le polemiche aumentano. Il Csm mette in guardia sull'impatto del ddl sul processo breve sui procedimenti penali, calcolabile secondo le toghe in un numero «sopra il 10% e fino al 40% nelle realtà più difficili», come Palermo o Reggio Calabria. Nella discussione generale, il primo ad inserirsi chiedendo ai due schieramenti di placare gli animi è Mancino, sottolineando come il confronto c'è solo se vi sono proposte precise. Un appello rilanciato subito dopo dal presidente del Senato, pur «non volendo entrare nel merito» di un provvedimento presentato in Senato, ma occorre «abbassare i toni» e «fare delle proposte costruttive». Berlusconi, rientrato ieri dal suo tour in Arabia continua a meditare sulla possibilità di intervenire pubblicamente per spiegare al Paese le ragioni del governo. I tempi e i modi, spiega chi ha parlato con lui, sono ancora incerti. Una delle ipotesi continua ad essere quella di un intervento al Senato. Possibilità condizionata dall'atteggiamento che il Pd deciderà di assumere sul testo. Se il clima dovesse essere incandescente, il presidente del Consiglio potrebbe attendere il via libera del Senato entro dicembre e poi illustrare in tv il provvedimento.

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