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I sindacati: lo vada a dire nelle fabbriche

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Inprima fila i sindacalisti. «Se avesse lavorato in ufficio o in fabbrica saprebbe che la pausa pranzo è ineliminabile» aferma il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti e incalza: «La gente non può lavorare per otto ore senza interruzioni, la pausa pranzo si fa dappertutto. Non se ne può fare a meno. In Italia ci sono 17 milioni di lavoratori dipendenti che non si autoorganizzano il lavoro, se a nessuno, imprese e lavoratori non è venuto in mente di abolirla una ragione ci sarà». Rilancia il leader della Cisl Bonanni: «Se Rotondi vuole dare il buon esempio non vada più alla buvette» mentre Fulvio Fammoni della Cgil, boccia l'ipotesi come «una antica ricetta della cucina dello sfruttamento». «Chieda ad un operaio, che normalmente monta al mattino molto presto, dopo essersi alzato all'alba, se la sua pausa pranzo è superflua!» tuona Antonio Borghesi, vice capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera. Le parole del ministro animano anche il dibattito tra gli esperti nutrizionisti che salvano la pausa pranzo: «è importantissima e non va saltata - afferma Pietro Antonio Migliaccio - Si andrebbe incontro a un calo di zuccheri che di fatto ridurrebbe l'efficienza sul lavoro».

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