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«Berlusconi ha lavorato bene È il Pse che ne esce sconfitto»

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«Èinutile cercare altre spiegazioni, la mancata scelta di D'Alema è una sconfitta del Pse. Il partito socialista è stato sopraffatto dalle logiche dei governi popolari e conservatori». Roberto Guarnieri, deputato europeo del Pd, era tra il ristretto gruppo di fedelissimi che giovedì sera, insieme all'ex ministro degli Esteri, ha atteso in una stanza della fondazione Italianieuropei a Roma la «sentenza» della Ue su Mr Pesc. Con D'Alema ha condiviso la prima delusione, poi, con lui, ha cercato di capire quello che era successo a Bruxelles. E, il giorno dopo, l'analisi è precisa. Netta. «La decisione — spiega — è stata quella di rafforzare il Consiglio piuttosto che l'Alto rappresentante. I governi europei hanno puntato sulle nomine dei commissari piuttosto che sulle due nuove figure. Tanto è vero che sono state scelte due figure non di alto livello. O per lo meno non uno della stessa fascia di Massimo». C'è chi dice che questo è uno schiaffo al centrosinistra italiano che a livello europeo conta pochino. «Non è vero, è stato il Pse a proporci di candidare il nostro leader più prestigioso». E il Pd lo ha sostenuto? «Noi abbiamo fatto tutto il possibile, lo abbiamo sostenuto unitariamente, di più non potevamo fare. No, questa è una sconfitta da addebitare tutta al Pse». Però il capogruppo Schultz se l'è presa con il governo italiano, dicendo che non aveva dato il sostegno necessario a D'Alema. «È stata una dichiarazione che mi ha sorpreso molto. E che non condivido. Lo sconfitto è stato lui, la sua linea. È stato Schultz a candidare D'Alema. Solo che poi è passata la linea intergovernativa, dell'Inghilterra, della Spagna, della Germania. Tutti Paesi che si sono divisi le nomine dei commissari più forti, quelli con il portafoglio. Massimo era un nome di primissimo piano, così come l'inglese David Miliband. Ma la scelta è caduta su esponenti di seconda fascia. Per carità, persone bravissime ma con poca esperienza internazionale. Senza contare che in questo modo le due nuove figure previste dal Trattato di Lisbona (l'Alto rappresentante per gli affari esteri e il presidente permanente ndr) sono state depotenziate. Insomma è stato detto no alla proposta del Pse. Per questo mi hanno sorpreso le dichiarazioni di Schultz». E lei come giudica l'azione del governo italiano? «Ha sostenuto D'Alema, niente da rimproverare. Certo però non si può nascondere che questa vicenda fa registrare una certa debolezza del nostro Paese a livello europeo. L'Italia è stata certamente penalizzata». Secondo lei non hanno influito minimamente le posizioni filopalestinesi di D'Alema né il fatto che il Pd in Europa non sia più dentro il gruppo del Pse? «No, sono due considerazioni che non c'entrano nulla. Il governo israeliano non lo considerava un problema, tanto è vero che ha scelto una linea di neutralità. Per quanto riguarda il Pd D'Alema è il vicepresidente dell'internazionale socialista, non c'è alcuna preclusione nei nostri confronti».

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