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Gianfranco insiste: "Riforme insieme"

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Gianfranco Fini

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Fini lancia l'ennesima strigliata: «La maggioranza non può fare le regole a proprio piacimento». Il presidente della Camera torna così a tirare le orecchie al Pdl invocando una «condivisione» nel caso in cui pensi di cambiare le norme del gioco. Non ha fatto passare nemmeno ventiquattro ore da quando ha smentito, intervenendo a In mezz'ora, ogni ipotesi di complotto contro Berlusconi, ed è già pronto a lanciare l'ennesima campagna in difesa della Costituzione: «Sarebbe certamente un momento difficile per il nostro Paese quello in cui dovesse affermarsi il principio che in una democrazia dell'alternanza ogni maggioranza modifica a proprio piacimento quelle che sono le regole del vivere civile, le regole che devono impegnare tutti gli italiani - ha detto durante un intervento alla seduta straordinaria del Consiglio comunale di Prato, in occasione dei 720 anni della realizzazione della sala consiliare -. Riscrivere le regole deve necessariamente comportare l'impegno per una riscrittura che sia quanto più possibile condivisa. Perché le regole riguardano tutti, perché le istituzioni della Repubblica sono le istituzioni di ogni italiano». Una richiesta che è arrivata alle orecchie del presidente del Senato, Renato Schifani, che dopo aver definito come «sempre auspicabile» la condivisione sulle riforme, intervenendo da Palermo, a margine delle celebrazioni per il per il decennale della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università Lumsa, ha aggiunto: «Ritengo che si stia perdendo del tempo prezioso. È già passato un anno e mezzo dall'inizio della legislatura e non si è fatto nulla. Le nuove regole sono nate da più anni. Se ne parla dai tempi della Bicamerale. Ritengo che tutti i partiti debbano avere un sussulto di volontà politica per mettersi attorno a un tavolo e fare presto nell'interesse del Paese». Applausi all'invito di Fini arrivano anche dal Pd. E se il segretario, Pierluigi Bersani, precisa che «il partito è disponibile a discutere di riforme istituzionali, ovviamente in Parlamento», la capogruppo dello stesso partito al Senato, Anna Finocchiaro, aggiunge: «Per realizzare le riforme che ridiano credibilità alle istituzioni e di cui il Paese ha bisogno è necessario un lavoro condiviso. Il presupposto fondamentale di qualsiasi riforma condivisa è, per citare il presidente Napolitano, la "dedizione all'interesse pubblico". Nessuna vera riforma, degna di questo nome, può essere fatta per l'interesse di uno solo o di pochi. Solo la dedizione all'interesse generale - ha concluso la senatrice del Pd - può ispirare le leggi di cui questo Paese ha bisogno per guardare al futuro». Ma tra le priorità che Fini ha voluto toccare ieri a Prato, non c'è solo il tema delle riforme, ma anche il tema dell'immigrazione e della «lotta allo sfruttamento del lavoro nero». Un argomento che, per il primo inquilino di Palazzo Montecitorio, è «strettamente connesso all'integrazione dei lavoratori stranieri nel tessuto economico del nostro Paese». Il presidente della Camera ha infine ribadito che «non può esservi integrazione senza legalità» perché in quest'ultima c'è l'essenza stessa dei processi di integrazione. L'ennesima apertura che però ha suscitato le proteste di un gruppo di leghisti riunitisi davanti al Comune. Militanti che, con addosso magliette nere con scritto «No al voto agli immigrati» e «Ora di Islam a scuola, no grazie», sono riusciti a scambiare un paio di battute con Fini che, prontamente ha risposto: «Sul tema la pensiamo in maniera diversa».

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