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Ma i finiani si dividono

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Nicola Cosentino

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Non esiste un caso Cosentino nel Pdl. Esiste un caso Campania. Ben più complesso e complicato. Quando Silvio Berlusconi ha deciso di ascoltare i parlamentari campani per sapere che cosa ne pensassero della candidatura alla presidenza della Campania, ebbene la quasi totalità dei presenti si è espressa in favore di Nicola Cosentino, il sottosegretario all'Economia accusato da vari pentiti di essere in rapporti con la camorra. L'unico ad esprimere delle riserve in quella riunione fu Italo Bocchino. Ma si sa, perplessità su Cosentino le hanno anche il ministro Mara Carfagna e l'ex ministro Stefano Caldoro. Dunque, quando si parla di finiani contrari alla candidatura del sottosegretario casalese si commette un'inesattezza. Perché i due principali finiani che provengono dalla Campania (oltre a Bocchino), il sottosegretario Pasquale Viespoli e il deputato Amedeo Laboccetta, sono schierati con Cosentino. Il primo avrebbe l'interesse opposto perché sarebbe lui il candidato in caso di ritiro di 'O merikano. Il secondo, peraltro, molto legato a Fini (gli regalò i gemelli tricolore che il presidente della Camera indossò il giorno del suo esordio sullo scranno più alto di Montecitorio), è anche membro della commissione Antimafia, ha condotto una dura battaglia per far sciogliere il comune napoletano di Castello di Cisterna per infiltrazioni malavitose e ora sta cercando di far intervenire il Viminale anche in un altro municipio del Vesuviano.  Come pure non ha espresso pubblicamente una presa di distanza dall'ancora per qualche ora candidato governatore campano neanche Gianfranco Paglia, medaglia d'oro al valore militare per essere stato ferito in un agguato a Mogadiscio. Tra gli altri sostenitori, silenziosi, di Cosentino c'è anche l'ex pm Alfonso Papa, a lungo direttore generale del dicastero di Giustizia. Come magistrato è anche il senatore Pasquale Giuliano. Mentre invece è stata prefetto, tra l'altro proprio a Caserta, Maria Elena Stasi. Difficile sostenere che non abbiano mezzi e strumenti per leggere le carte dei pm. Come pure ha sostenuto la candidatura di Cosentino Edmondo Cirielli, che nella vita è un ufficiale dei carabinieri e oggi ricopre anche la carica di presidenza della commissione Difesa della Camera. Non si è tirato indietro neppure Marco Milanese, ufficiale della Guardia di Finanza, tre lauree, braccio destro del ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Andiamo avanti. Non si può neppure dire che, sempre tra i parlamentari campani, Cosentino non abbia fatto breccia nel mondo della cultura perché il sottosegretario vanta il sostegno dello scrittore-senatore Luigi Compagna e della sovrintendente-deputata Giovanna Petrenga, che è stata anche direttrice della Reggia di Caserta. Oppure dello scienziato Sergio Vetrella, che è stato presidente del Cira e dell'Asi. E si potrebbe continuare: su 55 parlamentari eletti in Campania solo tre hanno alzato il ditino per dire che quel Nicola lì non va bene. Ma il punto è un altro. Il punto è che sulla Campania sarebbe bene il Pdl aprisse una riflessione. Il partito sul territorio ha avanzato una candidatura. E l'ha riconfermata dopo la richiesta d'arresto mentre il presidente della Camera l'ha giudicata «inopportuna», legandola al provvedimento giudiziario chiarendo come l'esclusione «non significa essere certi della sua colpevolezza». Ora, se Fini intende seguire quella strada non può fermarsi qui. Perché invece andrebbe messa in discussione l'intera classe dirigente del Pdl in Campania. O almeno buona parte di essa. Perché tutti conoscevano le accuse a Cosentino e lo hanno sostenuto. E allora vuol dire che il principale partito del Paese ha avanzato ai vertici nazionali una candidatura «inopportuna». I finiani non campani chiedono che il sottosegretario lasci ora anche il ministero. Ma non chiedono che molli la carica di coordinatore regionale del Pdl, ovvero la carica con la quale si decidono le candidature alle elezioni locali, politiche ed europee: e questo forse è un atteggiamento che lascia immaginare come si chiede pulizia ma non la si voglia fino in fondo.

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