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"Il Pd non collaborerà Ma noi andremo avanti"

Gaetano Quagliariello

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«Il testo è ancora in fase di definizione ma contiamo di presentarlo già nei prossimi giorni». Gaetano Quagliariello è il vicepresidente vicario dei senatori del Pdl, ma è anche membro della commissione Giustizia di Palazzo Madama. Ed è da lì che inizierà il suo iter il ddl sulla durata dei processi su cui Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi hanno trovato l'intesa. Senatore dopo un parto lungo e difficoltoso è arrivata l'intesa? «Io guarderei a ciò che è accaduto in un'ottica più ampia e generale». Cioé? «Vi sono due problemi, evidentemente connessi, che la maggioranza deve affrontare. Da un lato c'è la riforma della giustizia che va affrontata nella sua organicità. Dall'altro il "problema giustizia" che è quello che impedisce la stabilizzazione del sistema politico da più di 14 anni». Sta dicendo che affrontando i nodi della giustizia è possibile sanare anche il conflitto con la politica?  «La riforma della giustizia può essere divisa in 9 capitoli. Abbiamo già fatto la riforma del processo civile e le nuove norme antimafia. In via di approvazione ci sono il nuovo processo penale, la legge sulle intercettazioni, la riforma della professione forense, il piano carcerario. Restano da fare: la riduzione dei tempi del processo così come ci chiede la Ue, la nuova legge elettorale del Csm, le norme di rango costituzionale. Ovviamente non ci nascondiamo dietro a un dito. Questa riforma complessiva serve anche ad evitare interferenze tra la sovranità popolare e il potere giudiziario. Interferenze che rappresentano il problema dei problemi da quando è venuta meno l'immunità parlamentare». Crede che il Pd collaborerà? «Troverei la collaborazione augurabile ma non probabile. Dopotutto questa strada più lunga, complessa e ampia si è resa necessaria dopo che una sentenza ha bocciato il Lodo Alfano, rimettendo in movimento la minoranza politicizzata delle toghe. E questo mi spinge a pensare che probabilmente saremo costretti a fare da soli». Quindi ha ragione la sinistra quando dice che quella legge serviva per salvare Berlusconi e che oggi si sta cercando di correre ai ripari? «La sinistra non ha mostrato né lungimiranza, né freddezza nel commento. Sul Lodo, come attestato più volte dal Capo dello Stato, il Parlamento ha seguito letteralmente la sentenza della Corte del 2004. La Corte dunque, cambiando idea, è venuta meno al principio di leale collaborazione tra gli organi dello Stato. Le accuse un po' rituali, rivolte alla maggioranza, di voler difendere gli interessi di una persona sola, dimostrano che la sinistra non capisce che era in ballo la difesa dei principi». Quali princìpi? «Il fatto che una sentenza ingiusta, che magari non regge ai successivi gradi di giudizio, possa aprire uno scontro tra sovranità popolare e un pronunciamento giudiziario: cosa che va ben al di là della figura di Silvio Berlusconi».  Tra l'altro, se non sbaglio, il ddl sul processo breve dovrebbe riprendere un provvedimento presentato dal centrosinistra nella precedente legislatura?  «Esattamente, le linee guida dovrebbero essere quelle del provvedimento presentato da Calvi e altri». Allora perché il Pd oggi lo osteggia? «I provvedimenti in politica si giudicano secondo l'etica della convinzione ma anche secondo quella della convenienza. Evidentemente oggi a sinistra le due etiche si raccordano in maniera differente rispetto al passato». Lei finora ha parlato di sinistra, e l'Udc? «Io credo che noi dobbiamo rapportarci con l'Udc in maniera seria, leale e non strumentale. Cioè guardando chiaramente ciò che ci divide e ciò che ci unisce». Cosa vi divide? «Noi pensiamo ad un sistema bipolare che vira verso il bipartitismo. Loro, invece, sono più inclini alla vecchia logica delle coalizioni». Cosa vi unisce? «I principi di fondo come, ad esempio, una visione garantista della giustizia. Per questo sono molto più ottimista su un atteggiamento positivo dell'Udc».

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