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E Bertolaso lascia la Protezione civile

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Sepoi qualcuno mi ascolta, mi crede e mi segue, è un altro paio di maniche». Quando Guido Bertolaso, una settimana fa davanti ai giornalisti della stampa estera, aveva buttato lì questa frase, molti tra i suoi collaboratori hanno capito che l'avventura alla Protezione Civile era veramente finita. E oggi è stato lo stesso sottosegretario a confermare che a fine anno lascerà, mettendo un punto alle voci che circolano da almeno un mese nei palazzi romani. «Non si tratta di dimissioni - ha spiegato dall'Aquila, ormai la sua seconda casa dal 6 aprile - si tratta della possibilità di avvalersi della cosiddetta legge "anti-fannulloni" voluta dal ministro Brunetta, che consente ai funzionari dello Stato di andare in pensione con anticipo rispetto alla scadenza naturale. E io ho fatto domanda per potermi avvalere di questa legge». Dunque, il giorno dopo aver messo in una casa sicura anche l'ultimo degli sfollati aquilani (un impegno che ha preso con gli abruzzesi e che ha confermato anche recentemente) Bertolaso se ne andrà. Nato 59 anni fa a Roma, due figlie, medico specializzato in malattie tropicali se ne va principalmente perché ha capito che dopo tante battaglie vinte è impossibile portare a casa quella a cui teneva di più: mettere in sicurezza l'intero territorio italiano. Il perché lo ha spiegato lui stesso, decine di volte. L'ultima una settimana fa: «Ho detto a tutti i sindaci d'Italia che è ora di finirla con le sagre della salsiccia, quelle del ventaglio e quelle del tartufo d'oro e di utilizzare i fondi per mettere in sicurezza il territorio. Ma con le sagre si vincono le elezioni, con la prevenzione no». Certo non se ne va, come ha sostenuto qualcuno, perché teme un avviso di garanzia. Da mesi va ripetendo una metafora, per spiegare il suo modo di gestire le emergenze. «Sono un medico e quando mi chiamano perché ci sono dei feriti, io cerco di salvare loro la vita e se è necessario passo anche con il rosso e vado contromano. Poi pagherò la multa». E a scanso di equivoci, oggi ha precisato. «Se, come auspico, potrò lasciare questo incarico - ha detto - non lo faccio certo in contrasto con quelle che sono le azioni della magistratura» nei confronti della quale «ho il massimo rispetto, considerazione e stima». Con Bertolaso che esce, si apre la partita per la guida del Dipartimento: ai nomi circolati in questi giorni - quello del prefetto dell'Aquila Franco Gabrielli e del capo del Dipartimento delle Libertà Civili e immigrazione del Viminale Mario Morcone - si sono aggiunti quelli dell'ex direttore del Sismi Nicolò Pollari e l'ex commissario della Croce Rossa, Maurizio Scelli. Al momento una decisione non c'è anche se, secondo quanto si apprende, la parola di Bertolaso conterà sulla scelta che verrà fatta. Ma cosa farà il sottosegretario? Nei palazzi romani circolano le voci più disparate: c'è chi lo dà per certo futuro ministro della Sanità al posto del viceministro Ferruccio Fazio, chi lo vede alla guida della Protezione Civile europea, o anche commissario all'Ambiente dell'Ue al posto di Dimas. Anche se c'è chi non esclude un taglio netto con il governo Berlusconi, con conseguente "avvicinamento" al nuovo soggetto politico che vedrà la luce con l'approdo di Rutelli da Casini. L'ipotesi più probabile, però è che Bertolaso si prenda una pausa almeno fino alle Regionali quando è probabile un rimpasto di governo.

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