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Rutelli se ne va. Da solo

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Da sinistra PierFerdinando Casini e Francesco Rutelli

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L'ha detto. Dopo giorni di domande senza risposta e di ipotesi appena accennate Francesco Rutelli è uscito allo scoperto. E dalle pagine del Corriere della Sera ha fatto sapere a tutti che lascerà «subito» il Pd. Fine dei giochi. Ora nessuno potrà più accusarlo di fare solamente annunci. Anche se attorno alla scelta di Rutelli restano numerosi dubbi. Nelle ultime settimane, infatti, l'ex leader della Margherita aveva mantenuto un atteggiamento attendista. I suoi più diretti collaboratori spiegavano che l'anticipazione del libro di Bruno Vespa (in cui l'ex sindaco di Roma parla dell'idea di andare con Pier Ferdinando Casini ndr) lo aveva spiazzato, costretto ad accelerare. In ogni caso, assicuravano, prima di andarsene parlerà con Pier Luigi Bersani. Invece ora Rutelli se ne va e senza aver mai visto il neosegretario. L'unica persona con cui ha parlato è Massimo D'Alema tanto che c'è chi pensa che dietro questa veloce dipartita ci sia proprio lo zampino del lìder Maximo che avrebbe trasformato l'ex leader della Margherita nel «ponte» tra il Pd e l'Udc. Di certo c'è che, dopo l'intervista rilasciata al Corriere, Rutelli si chiude nel più assoluto silenzio. Il caso vuole che nel giorno del suo annunciato addio al Pd l'ex sindaco di Roma debba partecipare con Pier Ferdinando Casini ad un convengo sul tema dell'unità d'Italia organizzato a Palazzo Wedekind dalla Fondazione Liberal di Ferdinando Adornato. In realtà il tutto somiglia ad una raffinata operazione di marketing. L'intervento di Rutelli, infatti, era atteso per venerdì pomeriggio, ma è stato spostato a sabato mattina. Così al posto di un confronto tra Casini e sua Eccellenza monsignor Fisichella, ecco servito il faccia faccia Pier-Francesco. I due arrivano insieme e si incrociano davanti all'ingresso. Poco distante, a piazza di Pietra, Massimo D'Alema è appena uscito dal bar la Caffettiera. Deve partecipare ad un convegno al tempio di Adriano. Casini prova a strappare un sorriso a Rutelli: «Mi hanno detto che c'è D'Alema andiamo a prendere un caffè». Ma il presidente del Copasir declina l'invito e sale al primo piano dove si apparta con Ferdinando Adornato. Poi un paio d'ore d'incontro e, alla fine, se ne va senza rilasciare dichiarazioni. Per ora basta il suo annuncio. Basta a Casini che gongolo pensando ad un'alleanza che potrà puntare ai 5 milioni di voti. Basta a Bersani che commenta laconico: «Noi stiamo cercando di fare il "bambino nuovo" come ci hanno detto di fare tre milioni di persone; non facciamo cose antiche. Mi dispiace non se ne possa discutere anche con Rutelli». E basta anche ad alcuni di quelli che, fino a pochi giorni fa, venivano inseriti nella truppa rutelliana. Così Paola Binetti ed Enzo Carra si affrettano a spiegare che condividono l'analisi di Rutelli ma non lo seguiranno. Luigi Bobba, sull'homepage del suo sito, proprio sopra l'articolo di Pierluigi Battista dal titolo «L'incerta meta dell'addio di Rutelli», fa scorrere una frase enigmatica: «Parole chiare, comportamenti coerenti». E pure Massimo Cacciari, uno degli undici firmatari del documento progettuale presentato dall'ex leader Dl, fa sapere che, finita l'esperienza da sindaco, lascerà la politica. Insomma Rutelli se ne va, ma da solo.

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