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Berlusconi risale sul predellino

Silvio Berlusconi

"Se condannato non mi dimetto"

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  «Non mollo, non mollo», ripete Silvio Berlusconi. Lo ripete da giorni a quelli, pochissimi, che lo hanno visto in settimana ad Arcore. E lo ripete a quelli, pochi, che lo hanno sentito al telefono. Tutti però sono concordi su un punto: Silvio è su di giri. Qualcuna si lascia andare: «Mai visto così carico». Ma le donne, si sa, alle volte si lasciano andare più facilmente all'entusiasmo. Dunque, quello che è certo è che Berlusconi sta preparando un nuovo predellino, una nuova sortita. Così come nel novembre di due anni fa salì sull'auto in piazza San Babila per annunciare la prossima nascita del Pdl, uscendo dall'angolo di chi già pregustava la sua sconfitta. Stavolta il Cavaliere ha un pallino: la giustizia. Anzitutto la condanna al pagamento di 750 milioni di euro da parte di Mondadori a De Benedetti. Sebbene abbia ottenuto la sospensiva da parte del tribunale, la vicenda lo costringe a rivedere le strategie aziendali. Per esempio, visto che in parte il gruppo è quotato in Borsa, a prevedere accantonamenti, quindi a raggranellare somme di denaro. Per la prima volta Berlusconi è apparso seriamente preoccupato anche per le sorti dei suoi dipendenti, che finora non sono stati mai sfiorati dalla pioggia giudiziaria. C'è poi il comparto penale. «Sono accerchiato, accerchiato, mi vogliono fare fuori», insiste in questi giorni il Cavaliere. La bocciatura del lodo Alfano ha rimesso in moto la macchina dei processi al punto che una condanna potrebbe arrivare nel pieno della campagna elettorale per le Regionali, che si concluderà con il voto del 28 marzo (in settimana si decideranno anche le ultime candidature). E le due vicende, inevitabilmente, si incrociano. Si intersecano. Al punto che Berlusconi potrebbe decidere di giocare d'anticipo e iniziare di fatto già la settimana prossima la campagna elettorale. Un piccolo prologo è arrivato ieri con l'anticipazione del libro di Bruno Vespa, «Donne di cuori»: «Ho ancora fiducia nell'esistenza di magistrati seri che pronunciano sentenze serie, basate sui fatti. Se ci fosse una condanna in processi come questi, saremmo di fronte a un tale sovvertimento della verità che a maggior ragione sentirei il dovere di resistere al mio posto per difendere la democrazia e lo stato di diritto». Tra gli uomini del Cavaliere nessuno aveva dubbi sulle non dimissioni. Piuttosto Berlusconi ha chiara l'intenzione di difendersi in tv, e già lo ha fatto con Ballarò. E in tutte le circostanze che si presenteranno. Lo farà anche nei comizi per spiegare come stanno le cose. E lo farà in Parlamento visto che la riforma della giustizia è in dirittura d'arrivo e sarà accompagnata da quello che i più fidati collaboratori chiamano il «pacchetto anti-persecuzione». Sarà il tema dei prossimi mesi, il premier insisterà sul concetto che il governo lavora e bene e alcuni magistrati vogliono farlo fuori. La sorpresa però è più probabile che arrivi sulla riforma costituzionale. Berlusconi ha esaminato diversi testi ma ancora non ha sciolto il nodo principale: premierato o presidenzialismo. In ogni caso il premier ha ripreso il bandolo della coalizione, l'asse con Gianfranco Fini è sempre fortissimo. I due si vedranno in settimana, anche perché Berlusconi tornerà a Roma martedì e saranno a quel punto quasi due settimane che manca dalla Capitale. Un'assenza che si è fatta sentire tanto che mercoledì al Consiglio dei ministri un conciliabolo di esponenti di governo ragionava sulla situazione politica e qualcuno ha pronunciato la parola impronunciabile: dopo. Dopo Berlusconi, che succede? L'episodio è giunto all'orecchio del Cavaliere che così si è deciso ancora di più a battere un colpo.

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