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Diagnosi telefonica, il test è ormai inutile

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Parola d'ordine: evitare la congestione dei pronto soccorsi. Insomma chi teme di avere contratto l'influenza H1N1 e vuole avere assistenza medica deve evitare di precipitarsi all'ospedale. L'invito è chiaramente esplicitato nella Circolare del 5 ottobre 2009 sulle linee d'indirizzo per i medici di assistenza di base. «Data la contagiosità dell'influenza da virus AH1N1 è consigliata l'organizzazione di un appropriato triage telefonico da parte del medico di base e del pediatra di libera scelta per limitare il numero dei pazienti che si presentano spontaneamente sia negli studi medici che nei pronto soccorso, affollandone le sale d'attesa» si legge nella circolare. Il servizio di triage telefonico, precisa il documento, potrebbe fornire informazioni e consigli agli assistiti, le prime indicazioni di trattamento, la necessità e i tempi appropriati della visita ambulatoriale/domiciliare. Una fotocopia della circolare (con i consigli del Ministero) viene distribuito in questi giorni in molte scuole romane decimate dal virus della nuova influenza. Si apprende, così, che è inutile fasciarsi la testa per sapere se si tratta o meno della suina. «Considerato l'incremento dei casi, non si ritiene più indispensabile la conferma virologica di tutti i casi sospetti di influenza da virus A(H1N1) - si legge infatti - e, dunque, l'esecuzione su tutti i pazienti con del tampone naso/faringeo». In pratica la diagnosi di influenza da virus AH1N1 si basa sul solo criterio clinico «allorché si sia in presenza di un'affezione respiratoria acuta ad esordio brusco ed improvviso con febbre superiore a 38°C, accompagnata da almeno un sintomo tra i seguenti: cefalea, malessere generalizzato, sensazione di febbre (sudorazione, brividi), astenia e da almeno uno dei seguenti sintomi respiratori: tosse, faringodinia, congestione nasale». E invece si consiglia per evitare la diffusione del virus «misure di isolamento domiciliare dei casi sospetti e informazione dei malati e dei propri congiunti sulle norme igieniche da rispettare e per farsi che essi – per quanto possibile – non vengano a contatto con persone appartenenti alle categorie a rischio». Poi c'è la questione degli antivirali. «La maggior parte dei pazienti affetti dal virus pandemico presenta i sintomi tipici influenzali, con recupero entro una settimana, anche senza trattamento farmacologico. Pertanto, i pazienti senza rischio di complicanze non necessitano di trattamento con antivirali» precisa il Ministero. Dunque l'uso dell'antivirale (oseltamivir e zanamivir) per ogni singolo paziente deve essere sempre ed esclusivamente prescritto dal medico. Una cosa è certa: i medici di famiglia che non si vogliono vaccinare vanno stigmatizzati. «Per i medici di famiglia vaccinarsi contro il virus H1N1 è questione di responsabilità sociale»: ha precisato il segretario della Federazione nazionale dei medici di medicina generale (Fimmg), Giacomo Milillo, che ancora una volta ha invitato i camici bianchi a immunizzarsi anche in base ai «dati diffusi nelle scorse ore» che «indicano l'Italia come il Paese che in percentuale registra attualmente (insieme alla Spagna) il maggior numero di casi di influenza A, circa 380 per 100 mila abitanti». «È vero - ha spiegato Milillo - che la nuova influenza è assolutamente identica, come sintomi e decorso, alla malattia stagionale, ma se 30-40 medici di base ogni 100 dovessero ammalarsi contemporaneamente perchè non coperti dal vaccino, l'assistenza alle famiglie italiane ne risentirebbe pesantemente. Spero che si possa raggiungere il traguardo del 70% di medici di medicina generale vaccinati. Per questo ritengo che vadano superate, una volta per tutte, le perplessità sulla sicurezza del vaccino». Milillo ha pure ricordato che «le autorità sanitarie hanno ripetuto ampiamente che, anche se messo a punto in tempi record, si tratta di un vaccino creato in maniera analoga a quelli antinfluenzali classici. Il nuovo vaccino ha subito le rigorose procedure autorizzative previste dall'Emea, senza poi contare che l'Aifa ha potenziato il sistema dei controlli sulla bontà del siero pandemico».

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