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Ipotesi e veleni, 4 carriere al setaccio

L'ingresso del Carcere Regina Coeli

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Al setaccio degli investigatori è finito il loro passato. I carabinieri del Raggruppamento operativo speciale vogliono sapere tutto dei quattro militari della Compagnia Trionfale arrestati con l'accusa di aver estorto denaro all'ex presidente della Regione, usando la trappola del video-scandalo. Vogliono capire perché i carabinieri scelti Carlo Tagliente, Luciano Simeone, Antonio Tamburrini e il maresciallo capo Nicola Testini sarebbero scivolati nell'illegalità più cupa, usando il loro ruolo per spaventare meglio e incastrare di più. Scoperchiato lo scandalo, sul loro conto adesso circolano voci incontrollate e non verificate. I Ros vogliono accertarle. Anche perché i quattro carabinieri in questione hanno sempre svolto bene il loro lavoro. Fonti diverse parlano di prepotenze sui piccoli spacciatori ai quali sarebbero state tolte le dosi di droga, sui trans, "ripuliti" anch'essi. Illazioni che gli investigatori non tralasciano. Così come non si tralasciano anche i piccoli dettagli e i malumori di chi coi quattro «infedeli», o con alcuni soltanto, ha avuto a che fare. Come è capitato all'associazione Spazio Roma, in viale Tor di Quinto, che ha scritto alla Prefettura una lettera dai toni pesanti. «La sera del 1° agosto - dice uno dei rappresentanti, Alfredo Iorio - nel nostro spazio si svolgeva il concerto di Anna Oxa. C'erano centinania di persone. Arrivano i carabinieri. C'era anche Carlo Tagliente. Siamo stati vittime di un comportamento al limite dell'intimidatorio. Perché? Si è detto che non avevamo le tabelle alcolmetriche. Durante l'irruzione abbiamo girato un video e si vedono le tabelle esposte sulle pareti. Si è detto che non avevamo le autorizzazioni per la somministrazione di bevande alcoliche. Invece c'è: è del 30 marzo, con protocollo 16830. E poi è stata contestata la mancanza del nulla osta che consente di protarre l'orario di apertura, dalle 23 alle 4 di notte. L'associazione l'ha presentata il 2 marzo e il Comune non ha mai fornito risposte». Iorio è un fiume in piena: «È stata un'irruzione - continua - e per tale comportamento quella sera chiamammo addirittura polizia e vigili urbani perché vedessero in tempo reale». Il fatto è assai lontano dal giallo di via Gradoli e dagli interessi che l'avrebbero colorato. Chi indaga però vuole capire chi sono stati i quattro carabinieri indagati, se il loro comportamento è stato sempre impeccabile.

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