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Il Pd è nelle mani di Casini

PierFerdinando Casini

Polverini in stand by per il Pdl

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Fervono i lavori per ricompattare il Pd, saldare le alleanze e decidere il nome del candidato del centrosinistra alla guida della Regione Lazio. Il nodo più importante da sciogliere resta quello dell'Udc, che ieri ha chiuso la porta a tutti. Il toto nomine è però già partito.  Il totonomine però viene stavolta più dai media che dai corridoi della politica. Non è un caso infatti che nessun «big» abbia lanciato una candidatura, nenache in confidenza, e che praticamente tutti i papabili candidati del centrosinistra alla Regione Lazio si siano subito dichiarati indisponibili. È andata così con Enrico Gasbarra, che ha dichiarato ufficialmente la sua indisponibilità ancora prima delle dimissioni di Piero Marrazzo. Poi c'è Walter Veltroni che tirato in ballo sui giornali ha dichiarato apertamente di «non essere candidato a nulla». Declina l'invito anche Ignazio Marino, seguito da Giovanna Melandri (che preciserà poi di non aver né negato né smentito) e da Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio. Indisponibile a correre per la Pisana anche Nicola Zingaretti che si starebbe invece già preparando a passare, tra 4 anni, da Palazzo Valentini al Campidoglio. Tra i nomi usciti ieri, poi, anche quello del presidente della Camera di Commercio, Andrea Mondello. Il problema tuttavia non è soltanto un nome, quanto piuttosto costruire le alleanze. Ecco allora che l'indisponibilità di Enrico Gasbarra potrebbe venire meno se si rivelasse l'unico in grado di sintetizzare in un programma di governo il mondo cattolico e moderato con la sinistra, con la quale ha governato senza traumi la Provincia di Roma. Una scelta che però allontanerebbe l'ipotesi di un'alleanza con l'Udc. Gli occhi, infatti, sia a destra che a sinistra, sono puntati tutti al centro. È lì che si gioca la partita decisiva. E lo sanno bene anche nell'Udc. Nonostante le parole di ieri di Pierferdinando Casini: «l'Udc si presenterà come tale alle regionali», la partita è ancora aperta, soprattutto nel Lazio. Non interesserebbe ai vertici centristi l'ipotesi di una candidatura Udc alla guida di una coalizione di centrosinistra, così come se il nome dovesse essere quello di un «moderato» come Gasbarra. Il rischio sarebbe quello di finire come l'ex Margherita: «divorata», oggi più che mai, dalla componente diessina. L'idea invece di controbilanciare un'alleanza più spostata a sinistra potrebbe far rivedere quella che sembra ormai una decisione già presa, cioè di correre da soli. I nodi però per il Pd non sono solo al centro ma anche, anzi a questo punto soprattutto, a sinistra. La scelta condivisa del candidato alla presidenza della Regione è infatti conditio sine qua non per la Sinistra e per l'Italia dei Valori. Alleati indispensabili se si vuole correre per la vittoria.  

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