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In attesa della norma anti-partitini

Regione - Il Consiglio

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Le nuove norme cancellerebbero i partitini: per formare un gruppo politico alla Pisana ci vorranno, infatti, almeno tre consiglieri. A meno che il movimento non sia uscito «solitario» dalle urne. Dunque non sarà più possibile essere eletti con una lista e poi creare un gruppo diverso. Secondo un emendamento approvato nella finanziaria del 2007 il personale delle segreterie politiche deve essere in proporzione ai consiglieri eletti: più rappresentanti in Aula, più addetti in ufficio. Tuttavia se passassero le nuove norme ci sarebbero risparmi rilevanti. Chi vorrà lasciare il partito e formarne un altro dovrà passare al gruppo misto. Su questo punto sarebbe già stata raggiunta l'intesa tra le forze politiche del Lazio. C'è poi lo sbarramento. La legge che è in discussione in Commissione prevede la soglia del 2 per cento per i partiti che si presentano alle elezioni in una coalizione e del 3 per cento per quelli che si candidano fuori dai poli. Norme che inevitabilmente favoriranno i movimenti più grandi. Il nodo da sciogliere resta quello del listino, la formazione di tredici candidati (più l'aspirante governatore) che acquisiscono un posto in Aula semplicemente nel caso di vittoria del candidato presidente a cui sono collegati. Sull'abolizione del listino i partiti restano divisi. Anche perché nella formazione legata all'aspirante governatore è consuetudine presentare sette donne. Senza listino, dunque, l'Aula diventerebbe una caserma. Eppure nelle ultime elezioni il listino è servito più che altro a far quadrare i conti tra i partiti della stessa coalizione. Nei prossimi giorni i nodi verranno al pettine: prima nella Commissione guidata da Alessio D'Amato, che negli ultimi anni s'è dato molto da fare per mandare in porto la riforma, poi in Consiglio regionale.

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