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Caso Mesiano: Plenum Csm approva documento a tutela

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Il giudice Raimondo Mesiano

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Il plenum del Csm ha approvato a larghissima maggioranza, con il voto contrario dei laici del Pdl, la risoluzione sugli attacchi al giudice del Tribunale di Milano, Raimondo Mesiano. A favore ha votato anche il vice presidente del Csm, Nicola Mancino. L'approvazione è avvenuta al termine di un lungo dibattito nel corso del quale la maggioranza dei consiglieri ha parlato, in relazione agli attacchi e al video contestato sul giudice Mesiano andato in onda su Canale 5, di «intimidazioni alla magistratura».  «Il presidente del Consiglio ha lanciato un messaggio molto grave al paese» ha sostenuto il relatore della risoluzione, il laico dell'Udc Ugo Bergamo che ha definito in particolare «inquietante» l'annuncio che su Mesiano se ne sarebbero viste «delle belle». «Il dossieraggio non ha avuto esito - ha detto Bergamo - ma grazie allo zelo del giornalista del re ogni giudice ora sa che può esser sottoposto a un processo mediatico senza possibilità di difesa». «La novità di questa vicenda è che si è passati dalle parole ai fatti - ha sottolineato il togato di Magistratura indipendente Antonio Patrono - si è toccato il magistrato in uno dei valori fondamentali, la sua privacy, a scopo di rappresaglia e intimidazione». «Siamo di fronte ad una modalità che ricorda il 'colpirne uno per educarne centò» ha alzato il tiro il laico di centrosinistra Vincenzo Siniscalchi; mentre Fiorella Pilato, togata di Magistratura democratica, ha parlato di «olio di ricino mediatico» per chi emette «sentenze sgradite al potente di turno». «È una chiara intimidazione all'intera magistratura - ha insistito anche Mario Fresa, del Movimento per la giustizia - se pronunciate sentenze che non piacciono agli eredi del re di Prussia non vivrete più tranquilli». Dopo le parole di Berlusconi «c'è stata una attività di osservazione, pedinamento e investigazione mirata per screditare Mesiano - ha denunciato Fabio Roia (Unicost) facendo riferimento al video di Mattino 5 - e dire che la sentenza è stata pronunciata da una toga rossa psicotica». Per Ezia Maccora, togata di Md, «il messaggio è stato diretto anche ai cittadini: i magistrati non si rispettano». Pino Berruti, di Unicost, ha osservato: «Non so se la sentenza pronunciata da Mesiano sia esatta ma oggi ai giudici, a quelli meno importanti, dobbiamo dire che la legge è uguale per tutti».  "Più forte è il potere e più può intimidire". E' quanto ha rilevato il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, nel corso del plenum riunito per discutere la pratica a tutela del giudice Mesiano. Il numero due di Palazzo dei Marescialli si è detto "molto preoccupato per il clima che si è creato nel Paese: è un clima invivibile che rende il Paese secondario rispetto al resto d'Europa e insensibile rispetto ai valori". Il consenso usato "contro altri poteri", ha aggiunto Mancino, "è un consenso deviato e porta anche ad ubriacature. Le minacce che provengono dall'esterno non sono poche". Rivolgendosi poi al laico del Pdl Gianfranco Anedda, che poco prima aveva parlato - riferendosi al vicepresidente - di un "lento decadimento della sua imparzialita'", Mancino ha risposto: "Mi dispiace di aver perso il voto di Anedda. Io sono uno dei pochi che non ha tessera, orientamenti, capigruppo o segretari di partito di fronte a queste crisi politiche che il Paese si trova a vivere. Ho accettato questo quando sono stato eletto esponente di questo Consiglio". Mancino ha quindi affermato di credere di "essere meritevole di un continuo e incessante colloquio con Napolitano sulle pratiche a tutela", e ha ricordato come il nuovo regolamento su questo tipo di pratiche mostri anche "attenzione verso le interferenze dei poteri forti nei confronti della magistratura".

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