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Verdini: "Gli elettori di sinistra sono avanti"

Denis Verdini

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BENEVENTO - Berlusconi ha appena finito di parlare. La solita folla attorno a lui. Che lo scorta fino alla macchina. In un angolo il ministro Rotondi, in insolito maglioncino grigio e camicia grigio scuro, scortato dalla moglie, cerca di spiegare che cosa voleva dire Silvio Berlusconi e che non ha detto. Spiega che cosa a suo avviso il premier ha sul groppone: «Bisogna anticipare le riforme che erano state programmate per fine legislatura». L'immunità parlamentare ma non solo, spiega il ministro per l'Attuazione del programma mentre consiglia agli amici un buon ristorante dove andare a mangiare in zona. L'ex ministro Mario Landolfi la butta giù ancora più elementare: «Il riferimento al '94 e alla sua discesa in campo è il preludio ad una serie di riforme che riguardano la Costituzione, non solo la giustizia ma anche la forma di governo». Poco più in là il Cavaliere viene abbracciato e baciato dai fans. I due pretendenti alla nomination come candidato alla Regione, Nicola Cosentino e Stefano Caldoro, si tengono a distanza. Berlusconi vede il secondo e lo abbraccia: «Stefano, ci vediamo a Roma». Nunzia Di Girolamo fa gli onori di casa, questa festa sannita l'ha organizzata lei. I cronisti attorniano Luca D'Alessandro, il capo ufficio stampa del Pdl. lui risponde, centellina le parole, poi vede Verdini: «Denis, i giornalisti vogliono parlarti».   Il coordinatore del Pdl è sempre vestito uguale. Il vestito blu impeccabile ma con qualche piegatura in un angolo della spalla, la camicia bianca, la cravatta spumeggiante e le bretelle blu, l'inconfondibile accento fiorentino: «Che voleva dire Berlusconi? Ragazzi, se pensate a un intervento uno solo sbagliate di grosso. Bisogna fare una riforma, una riforma complessiva. Ma vi siete resi conto o no che il Paese è andato avanti e le istituzioni sembrano essere rimaste al 1952, 1953?». Parla della Corte Costituzionale: «Sentite, conosco De Siervo da tanti anni. Era professore e io studiavo sui suoi libri. Ebbene, lo sappiamo tutti come la pensa no? Perché dobbiamo far finta di nulla. Se avessi bisogno di un giudizio pro veritate e so come lui la pensa, vado da lui. Perché dobbiamo prenderci in giro? E allora? Perché dobbiamo dire che sono neutrali se sappiamo tutti come la pensano». E vabbè, ma la Corte è organo di garanzia... «Di garanzia di chi? Ma se neanche Togliatti la voleva, la combattè in tutti i modi. Allora non è meglio come c'è negli Stati Uniti. Vince un presidente e li nomina tutti lui. Punto e basta. Tutti sappiamo da dove provengono e che cosa pensano. Nessuno s'azzarda a dire che sono neutrali. Non vi piace come soluzione? Scegliamone un'altra ma non facciamo finta di nulla».   Verdini non usa giri di parole: «Lo sanno tutti che bisogna fare le riforme. E tutti sappiamo quali. quando è stata fatta la prima Bicamerale?». 1983. «E allora? Guardate che gli elettori a sinistra sono più avanti. Quando si è andati a votare alle primarie hanno scelto Prodi. E hanno voluto il nome Prodi anche nella scheda elettorale. E allora? Perché prenderci in giro. Anche loro lo sanno. Il Paese si è modernizzato, le istituzioni no. Bisogna rimetterle al passo con i tempi».  

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