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Senza programmi l'opposizione va avanti a colpi di volgarità

Dario Franceschini

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Sono andato a vedere sul Devoto-Oli, la definizione di "ominicchio" che il segretario del Pd (fortunatamente ancora per poco), Dario Franceschini ha usato ieri, alla "convention" del partito, per classificare il premier italiano. Nel dizionario della lingua italiana non c'è alcun riferimento a "ominicchio", a conferma del linguaggio aulico adottato da quello che viene considerato un leader. Trattasi, in effetti, di una parola offensiva e sprezzante che definisce un uomo molto mediocre, di mezza tacca, un essere che vive alla giornata e che, da una posizione subalterna, magari intrattiene rapporti pure con qualche boss mafioso.   Se il premier, il giorno dopo quella nuova "beffa di Buccari" che si chiama "lodo Alfano", ha corretto il tiro dopo avere aspramente criticato il presidente della Repubblica, nella concitazione del momento e sull'onda della rabbia per il torto subito dalla Corte Costituzionale, Franceschini non può contare su alcuna giustificazione per essersi rivolto in modo così spregevole nei confronti della quarta carica dello Stato. Stiamo assistendo a uno spettacolo penoso dove succede tutto e il contrario di tutto. C'è una Corte Costituzionale che prima sentenzia una cosa, salvo poi smentirsi cinque anni dopo.   C'è una sinistra che prima manifesta tutto il suo sdegno contro le parole di fuoco di Berlusconi e che poi lancia epiteti ancora più volgari e assurdi nei confronti del presidente del Consiglio. C'è un segretario del Pd che, anche per la sua matrice cattolica, dovrebbe predicare moderazione e buonsenso e che, invece, quasi per ritagliarsi in extremis un ruolo dopo nove mesi di latitanza, si muove nel solco del dipietrismo più bieco e farneticante, quel dipietrismo che ha bollato con il termine di "mafiosi" tutti i deputati del centrodestra (Lega compresa). È vero, anche la frase usata da Berlusconi contro la Bindi («più bella che intelligente»...) è stata infelice, ma non era proprio la Rosy a presiedere l'aula di Montecitorio quando l'onorevole Barbato dell'Idv accusò il Cavaliere di essere un mafioso?   La Bindi tolse poi la parola al deputato dipietrista, ma intanto la frittata era fatta. Allora è proprio il caso di dire: scagli la prima pietra chi è senza peccato... Ma c'è un particolare che è intollerabile: non è possibile che i vari esponenti del Pd usino sempre due pesi e due misure. Gridano alla scandalo, come tante verginelle offese, quando a offendere è l'avversario, ma, al tempo stesso, ricorrono a termini da trivio per attaccare, nel modo più bieco e gratuito, il loro bersaglio preferito. E, allora, diciamo basta. Basta con questi continui j'accuse che inquinano in modo irreparabile il clima politico (e non solo) del Paese. Basta con le volgarità e le insinuazioni che impediscono al "governo del fare" di continuare a fare. Basta con un'opposizione che, invece di cercare il dialogo per avviare tutte le riforme che gli italiani chiedono, cercano di minare la credibilità della maggioranza con i veleni e con le polemiche inutili. Basta, infine, con Franceschini segretario del Pd: che torni pure a casa, nella sua Ferrara, dove l'attende la vera specialità estense: la salama da sugo, un piatto saporito, ma anche molto indigesto. Come lui.

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