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Berlusconi smorza i toni: "Possiamo coabitare"

Silvio Berlusconi

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I toni sicuramente sono più pacati. Certo, la rabbia c'è ancora e si vede. Ma rispetto all'altra sera, quando subito dopo aver appreso della bocciatura del Lodo Alfano ha usato parole durissime contro Napolitano, adesso è tutta un'altra musica. Il termine «coabitazione» usato da Berlusconi per descrivere che tipo di rapporto ora vuole avere con il Capo dello Stato, è chiaro. Coabitare, ricoprire i rispettivi ruoli, lavorare ognuno per i suoi obiettivi e magari, pure dialogare. Ma senza ipocrisie, senza dimenticare le proprie origini politiche, la propria storia professionale, e quindi la differenza di vedute. Ecco perché in conferenza stampa, alla domanda diretta su come ora intenda portare avanti il rapporto con il Quirinale, lui ha chiarito subito: «Non siamo ipocriti e guardiamo le cose per come sono. Allora, se uno è di centrodestra e un'altra persona è di sinistra, non fingiamo di essere super partes». Napolitano, secondo il premier, non può «offendersi» davanti a tali affermazioni, perché consapevole della diversità che c'è tra loro. «Io faccio semplicemente la fotografia della realtà delle cose. Ci sono invece in giro delle ipocrisie, che non mi toccano». Le parole usate nella conferenza stampa di Palazzo Chigi non sono di certo una marcia indietro rispetto agli attacchi dell'altro giorno («Napolitano si sa da che parte sta»). Sono piuttosto una riflessione sul fatto che forse a questo punto, conviene smorzare i toni e puntare ad altro. Difficile dire se il rapporto tra i due sarà davvero ricucito nel tempo. Lo strappo sul Lodo Alfano ha il suo peso. E di certo il presidente del Consiglio questa storia non la manderà facilmente giù. Ma la concitazione dei primi momenti è passata. A mente fredda il presidente del Consiglio ora pensa al da farsi, compresa alla sua difesa nelle aule di Tribunale. Sa bene però che avere con Napolitano un rapporto astioso non porta a nulla, che non giova a nessuno. Così apre uno spiraglio di dialogo, pur però non nascondendo la delusione rispetto a tutto quello che è successo. Rispetto ad una Consulta, «un vero e proprio organo politico», composta da «undici magistrati messi lì da tre presidenti della Repubblica consecutivamente di sinistra». E tra l'altro «fa specie che il presidente attuale fosse il relatore della Consulta che aveva fatto sentenza su Lodo Schifani». A questo punto però, il Cavaliere vuole voltare pagina. Andare avanti con le «azioni di governo», portare a casa tutte le riforme prefissate. Ieri è stata la volta della Pubblica amministrazione, tra poco arriverà quella della Giustizia e quella della par condicio, così come sarà presentato a breve anche il famoso Piano Sud. In questo quadro, il premier è anche reale e tangibile che «alla sinistra non resti altro da fare che servirsi di quella parte della magistratura politicizzata, una minoranza ma molto attiva, per sovvertire il voto degli elettori». «Ma i processi di Milano sono autentiche farse - tuona nella sala stampa di Palazzo Chigi -. Andrò in tv e lo spiegherò agli elettori». In ogni caso, non servirà fare ricorso a manifestazioni di piazza. «Siamo al governo abbiamo il 68,7% del consenso, siamo la maggioranza che il popolo ha legittimato e governeremo cinque anni». Oggi il presidente del Consiglio sarà a Messina per i funerali delle vittime dell'alluvione. Una giornata di lutto nazionale, in cui oltre a Berlusconi arriveranno in Sicilia diversi esponenti della politica. Dopo l'iniziale conferma sulla sua partecipazione, Napolitano alla fine ha cambiato idea e non ci sarà. Ha dato mandato al presidente del Senato Schifani di portare il suo messaggio di cordoglio alle famiglie. Con una nota ufficiale il Quirinale ha informato «dell'impossibilità del Capo dello Stato» di essere oggi nel messinese. Il dubbio è praticamente immediato: che abbia voluto evitare il faccia a faccia con il premier in un'occasione come questa?

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