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Sul lodo Alfano si gioca tutto

Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi

Mondadori, i giudici: "Berlusconi corresponsabile di corruzione"

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Ventiquattro ore. Decisive. Domani si saprà se la Corte Costituzionale boccerà o dirà sì al Lodo Alfano. E si saprà quanto questo governo durerà. Perché un «no» rischia seriamente di far «saltare» il banco. E qualcosa più di un segnale c'è già stato con la pubblicazione della richiesta di risarcimento milionario da parte della Fininvest alla Cir di Carlo De Benedetti per la vicenda Mondadori. Berlusconi è rabbioso. Stupito. Per il premier è l'ennesimo segnale di una giustizia che funziona a orologeria.   E poi una cifra del genere proprio non se l'aspettava, anzi la considera una somma abnorme e fuori da ogni logica. È l'ennesimo tassello di quello che Berlusconi ha denunciato diverse volte come un vero e proprio attacco alla sua persona, e che quotidianamente si svolge su più piani: giudiziario, mediatico, politico. Dopo mesi in cui intere pagine di giornali sono state dedicate alle vicende giudiziarie che coinvolgono il premier (vedi caso Mills), passando per il gossip sulla sua vita privata, e soprattutto alla vigilia del Lodo Alfano, ecco arrivare un altro affondo verso il presidente del Consiglio: questa volta al centro c'è il suo impero economico. I legali Fininvest sono già a lavoro per la contromossa alla condanna del Tribunale di Milano, e dal Pdl arriva una vera e propria levata di scudi al verdetto, in nome di un attacco «concentrico» al premier sferrato da «precisi settori politici e finanziari». Ma Berlusconi è davvero infuriato. Anche perché, come lui stesso confida a qualche stretto collaboratore non appena saputo del verdetto milanese, non si aspettava di certo una decisione del genere, arrivata proprio come un fulmine a ciel sereno. Racconta la sua delusione rispetto ad una precisa strategia attuata contro di lui, ammette di avere a volte la voglia di andare via di fronte ai continui attacchi. Ma, aggiunge subito, non accadrà perché, come ha detto spesso negli ultimi mesi «più mi colpiscono e più mi rafforzano». Sulla cifra stabilita dal Tribunale, circa 750 milioni di euro, che Fininvest dovrà a versare a Cir a titolo di danno patrimoniale per la vicenda del Lodo Mondadori, lo stupore del premier è tanto. Lo considera davvero un calcolo spropositato, anche in caso di colpevolezza di Fininvest. La via scelta è quella del ricorso in Appello: l'istanza per evitare che venga data esecuzione alla condanna, a cui stanno lavorando i legali Finivest, sarà pronta a breve e verrà depositata nei prossimi giorni.   Il premier ufficialmente preferisce non parlare della vicenda: ieri a Messina in conferenza stampa c'era qualche cronista pronto ad incalzarlo. Ma lui ha evitato, non accettando domande. Se da una parte il Cavaliere è stupito per la cifra, dall'altra è sicuramente disilluso rispetto ad un Tribunale, quello di Milano, spesso a lui ostile. Anche per questo, ha confidato a qualche amico, è importante a questo punto che passi il Lodo Alfano. Sul pronunciamento dei giudici della Consulta, nel Pdl, i pronostici non sono univoci. C'è chi continua a ostentare ottimismo. Ma in tanti iniziano a temere una bocciatura. In quel caso, confida uno stretto collaboratore del premier, «il ricorso alla piazza sarebbe inevitabile».   Ed è a questo che sta pensando lo stato maggiore del Popolo della libertà. Se Berlusconi, infatti, sceglie la via del no comment, chi va all'attacco pubblicamente è invece il Pdl, con tutti i suoi vertici sul piede di guerra verso il verdetto. Si pensa addirittura ad una grande manifestazione, magari in dicembre come quella del 2006. C'è il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, che sulla vicenda Lodo Mondadori ha una precisa tesi e cioè che dietro l'attacco ci sono «precisi settori politici e finanziari», a cominciare da Carlo De Benedetti considerato il «vero leader della sinistra», che si muovono lungo «più direttrici: dal gossip, all'evocazione degli attentati di mafia del '92, alla recente sentenza civile dalle proporzioni inusitate». Riferimenti evidenti, pur se impliciti, al caso D'Addario, alle inchieste siciliane ed alla sentenza sul Lodo Mondadori.  

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