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I Ds non sono scomparsi Vivono e lottano a Barletta

Il volantino dei

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È proprio vero. Quanto piace a la Repubblica, a l'Unità e a molti altri giornali vicini alla sinistra correre in piazza per denunciare la mancanza di libertà di stampa in Italia. Protestare, sempre e comunque anche se sono proprio loro i primi che "censurano" qualche notizia. Eppure, sebbene ieri il loro gazebo fosse relegato in Via di Ripetta, un po' distante dal fulcro della manifestazione che si stava tenendo in Piazza del Popolo, i volantini erano sparsi ovunque. Un foglietto rosso. Sullo sfondo le facce di Salvador Allende, Sandro Pertini, Placido Rizzotto (sindacalista ucciso dalla mafia, ndr) Luigi Berlinguer e Giacomo Matteotti. Sopra una scritta bianca: «A sinistra, sempre».   Il tutto firmato dai Democratici di sinistra e in basso il logo del partito della Quercia. Sì, proprio il logo di quel partito che assieme alla Margherita di Francesco Rutelli ha dato vita al Pd. Poi, basta girare il volantino e si capisce tutto. Non si tratta né di uno scherzo né di una ristampa di un vecchio foglietto dei Ds (è datato 30 settembre 2009). Il partito esiste ancora. È vivo e vegeto. Antonio Corvasce, attuale capogruppo dei Ds nel comune di Barletta, è il presidente. È stato eletto durante il congresso del 28 febbraio del 2008. Il segretario é Fedele Giannone. C'è un sito internet (www.ds-pse.it) e, come ogni partito, oltre ad avere tesserati, fa militanza. Scende in piazza, protesta contro gli organi d'informazione, ma con un distinguo: «Dicono che la stampa di destra non è libera. Fino a prova contraria loro sono stati gli unici a darci spazio. Per quelli di sinistra invece noi siamo degli appestati. Non ci vogliono e ignorano che i Ds esistono ancora e lavorano sul territorio». Una vera e propria spina nel fianco per Piero Fassino, segretario dei Ds prima che questi decisero di confluire nel Pd e che ora, assieme a tutta l'ex classe dirigente del partito, cerca di difendere a tutti i costi il suo vecchio partito.   «Nel 2008 - spiega Corvasce - volevamo candidarci alle Politiche. Il Ministero dell'Interno, allora gestito da Giuliano Amato, ci comunicò che non eravamo autorizzati a farlo perché il segretario dei Ds era Piero Fassino, incarico che secondo il ministero detiene ancora». Ma quello che proprio non va giù a Corvasce è ciò che è accaduto nel giugno scorso quando si doveva votare il presidente della neoistituita provincia di Barletta: «Memori di quello che era successo per le altre consultazioni, avevamo presentato sia le liste con cui intendevamo presentarci che i documenti congressuali che attestavano il passaggio dei poteri di direzione del partito da Fassino a me. Mentre già si stava procedendo all'estrazione dell'ordine con cui i partiti sarebbero comparsi sulla scheda elettorale, è arrivato un fax, presumibilmente a firma di Fassino che chiedeva di escluderci».   Così tra ricorsi, fax e congressi i Ds continuano a tenere banco. E non dimentichiamo che oltre ad una questione di loghi, dietro a queste dispute ci sono anche questioni economiche. Ci sono i rimborsi elettorali, che a detta di Corvasce, vanno direttamente girati alle banche per sanare vecchi debiti del partito e poi c'è l'ingente patrimonio immobiliare che i Ds hanno ancora in possesso. Ma questa è solo uno dei tanti problemi che questo "mai nato partito del Pd" (riprendendo la frase di Rutelli) si troverà a gestire.  

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