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Ora ci prova la Dandini ma il governo non molla

Il direttore di Rai Tre Paolo Ruffini e Serena Dandini

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Il governo non molla. Anzi. Dopo «Annozero», finisce nel mirino del governo la nuova stagione del programma di Serena Dandini, «Parla con me». «Mi risulta che stasera (ieri sera, ndr) la Dandini mandi in onda tre minuti di recita dai bagni ricostruiti di Palazzo Grazioli, con ragazze non meglio identificate (la fiction «Lost in wc», ndr). L'ho appreso dai giornali. Vorrei capire cosa c'entri questo con il servizio pubblico», attacca il vice ministro alle Comunicazioni.   Un giornalista gli aveva posto una domanda sul clima di timore che serpeggia a Raitre e si cui ha parlato la Dandini alla vigilia della partenza del suo programma. A chi obiettava che quello della Dandini è un programma di satira, Romani ha ribattuto ricordando «la battuta con cui Travaglio concluse il suo intervento alla trasmissione di Luttazzi Satirycon: «Questo è un paese di m...: è satira questa?». Insomma, il clima sulla tv resta infuocato. Oggi alle 14.30 lo stesso Romani è atteso a San Macuto, sede della commissione di Vigilanza che lo ha convocato su proposta del presidente Sergio Zavoli per discutere della questione «Annozero» e del rinnovo del contratto di servizio. «Si tratta di ridare a tali problemi la sede legittima, quella della Commissione di vigilanza, nella quale il Parlamento assume ed esplica la sua dirimente centralità» ha detto Zavoli, che ha ricevuto il viceministro per un colloquio dopo aver espresso nei giorni scorsi perplessità sull'istruttoria aperta dal ministero dopo la prima puntata del programma di Michele Santoro. «Il governo non ha potere di censura ma ha piena facoltà di chiedere alla Rai cosa è successo - ha dichiarato Romani uscendo dalla sede della commissione, ma senza entrare nei contenuti del confronto - Nell'incontro dell'8 ottobre con il presidente e il direttore generale acquisiremo ai massimi livelli informazioni su Annozero ed eventuali altri programmi rispetto alla verifica che intendiamo fare sull'adeguato rispetto del contratto di servizio in materia di libertà, obiettività e rispetto del pluralismo». Alla fine dell'istruttoria il ministero dello Sviluppo economico (le Comunicazioni sono dentro il dicastero guidato da Claudio Scajola), ha spiegato Romani, «deciderà se chiedere all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni di intervenire con una sanzione nei confronti della Rai che può arrivare al 3% del fatturato». «Nel provvedimento - spiega Romani - l'Agcom dice che i contenuti dei loro interventi non erano improntati alla correttezza e contesta anche che puntassero a una derisione delle istituzioni, e riteniamo che questo possa essere il caso. E nel parere al dg Masi sul contratto di Travaglio l'Agcom ricorda che è in grado di irrorare sanzioni alla Rai pari al 3% del fatturato». Secondo Alessio Butti, capogruppo Pdl in Commissione di Vigilanza Rai, «la convocazione di Romani non è un fatto irrituale visto che stiamo avviando le procedure per il rinnovo del contratto di servizio». Diversa l'opinione del vicepresidente della commissione Giorgio Merlo (Pd): «È importante ripristinare l'ordine e riportare le cose nei giusti termini. L'audizione servirà a fare luce sull'istruttoria perché bisogna evitare che ci siano ingerenze da parte del governo sulla Rai e insieme gettare le basi del nuovo contratto di servizio che deve rispettare la centralità del Parlamento. Non c'è scritto da nessuna parte che il governo possa convocare la Rai». L'Italia dei Valori ha organizzato una manifestazione davanti alla sede della Vigilanza: bavagli bianchi sulla bocca e cartelli e bandiere che recitano «Liberate la Rai», «Fuori i partiti dalla Rai», «Ministero della censura preventiva».   «Abbiamo presentato una risoluzione alla Vigilanza - spiega il senatore e componente della Vigilanza Pancho Pardi - per chiedere che il vertice Rai si sottragga a ogni illegittimo controllo del ministero dello Sviluppo economico sui contenuti della programmazione e provvedendo invece a riferire in materia al solo organo competente ovvero alla Commissione di Vigilanza». La denuncia dei parlamentari Idv, che portano anche un orologio con il volto di Antonio Di Pietro e lo slogan «l'ora legale», riguarda anche l'oscuramento della loro forza politica dalla tv: «Sono quattro mesi che siamo scomparsi dai tg - spiega Massimo Donadi, capogruppo alla Camera - Una situazione che ci avvicina a qualche caricatura di regime sudamericana».

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