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Giustizia, scoppia la polemica Alfano all'Anm: "Esagerate"

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Il ministro della giustizia Angelino Alfano

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E' il 'solito' Renato Brunetta, ministro per l'Innovazione e la Pubblica Amministrazione, a tirare in ballo le correnti in magistratura e il ruolo "dominante" in seno al Csm, scatenando così l'ennesima polemica nel mondo della Giustizia, una polemica in cui entra direttamente il vicepresidente dell'organo di autogoverno delle toghe. "La veemenza e la violenza anche verbale non facilitano il confronto costruttivo che sempre deve caratterizzare il rapporto fra le istituzioni", replica infatti Nicola Mancino con una nota che, secondo quanto si apprende da ambienti di palazzo dei Marescialli, incarna il pensiero di quasi tutti i componenti del plenum. Per Mancino, del resto, le "affermazioni sopra le righe possono solo ridurre ulteriormente il prestigio dello Stato, bene che va difeso soprattutto quando si hanno responsabilità politiche ed istituzionali". Ma la replica del vice presidente del Csm non finisce qui: "per quanto riguarda il tema delle correnti presenti nella magistratura (tirato in ballo ieri dal ministro, dr.), mentre occorre un impegno comune per sconfiggere ogni degenerazione, non si può certo definire tale il pluralismo all'interno della libertà associativa, bene costituzionalmente garantito ai magistrati come ad ogni cittadino. Le correnti si giustificano solo come filoni culturali, vanno combattute quando tralignano, ma non si possono certo evitare per decreto legge". Chi invece risponde duro alle parole del ministro è l'Associazione Nazionale Magistrati, definita ieri da Brunetta "un mostro". Secondo Luca Palamara, presidente del sindacato delle toghe, "è più facile insultare e fare propaganda, che assumersi la responsabilità del proprio operato". "Un ministro della Repubblica, tanto più della Pubblica amministrazione - si legge in una nota a firma, oltre che di Palamara, anche del vicepresidente Gioacchino Natoli e del segretario generale Giuseppe Cascini - non può ignorare che l'organizzazione della giustizia è attribuita dalla Costituzione al ministro della Giustizia, e quindi al governo". Insomma, per l'Anm Brunetta "non sa di cosa parla": "gli organici della giustizia e la presenza del personale amministrativo sono decisi dal governo - spiega infatti l'Anm - e lo scorso anno il governo, su proposta dello stesso ministro della Pubblica amministrazione, ha tagliato drasticamente gli organici del personale degli uffici giudiziari». Inoltre "recenti circolari del governo - conclude l'associazione - chiedono ai magistrati di non fissare udienze pomeridiane, per l'impossibilità di assicurare la presenza e la retribuzione del personale di cancelleria in orario straordinario". Chiamato in causa, il ministro della Giustizia Angelino Alfano preferisce però tirarsi fuori dalla polemica. Secondo il Guardasigilli, infatti, la risposta dell'Anm al ministro"è sembrata esageratamente forte', soprattutto laddove fa riferimento a leggi che bloccano i processi. Noi - ha detto Alfano da Napoli - abbiamo fatto, in questo primo scorcio di legislatura, leggi come la riforma del processo civile, leggi antimafia che sono due importanti provvedimenti in materia di sicurezza e che hanno avuto largo consenso di opinione pubblica, forte consenso del Parlamento e largo consenso dell'Anm". Chi invece proprio non ha accetta le parole del sindacato delle toghe è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi, che ha chiesto un "immediato intervento" del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, teso a "sconfesserai le parole dell'Anm". "La risposta del vertice dell'Associazione magistrati, sottoscritta dal presidente, vice presidente e segretario generale è terrificante, un attacco frontale al Parlamento, sede della sovranità popolare, accusato nientedimeno di essere responsabile di leggi che sembrano fatte al solo scopo di impedire la celebrazione dei processi". Il partito Democratico, con il suo responsabile Giustizia Lanfranco Tenaglia, si schiera invece al fianco delle toghe. "Brunetta la smetta di screditare attaccando altre istituzioni dello Stato.Cominci piuttosto col fare mea culpa per i fondi tagliati alla giustizia e per la riduzione degli organici del personale amministrativo".    

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