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(...) dicendo quel che non avrebbero potuto fare.

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LaMerkel vince, ma perde voti. I socialdemocratici perdono sia i voti (tanti) che le elezioni. Ma nessuno dei due ha, nel corso della campagna elettorale, denunciato l'alleanza che li univa, né ha fatto cadere il governo in anticipo, per distinguersi e calamitare il dissenso. Giù il cappello davanti ai socialdemocratici, quindi, che pagano anche gli eccessi filo russi del loro ultimo cancelliere, Schroeder. Parlando solo di questi due partiti, però, si può indurre l'impressione che il sistema tedesco sia bipolare, cosa che è del tutto falsa: i liberali della Fdb, a questo giro i soli indubbiamente vittoriosi, sono determinanti. Lo sono già stati in passato, nel far passare il governo dalle mani della Cdu a quelle della Spd, dai democristiani ai socialdemocratici, non a caso tenendo nelle loro mani il ministero degli Esteri, a garanzia che il Paese non avrebbe cambiato rotta. Quando entrarono in crisi il loro posto (dal punto di vista del peso elettorale) fu preso dai Verdi, che poi si dissolsero fra estremismi, suicidi e cambi di casacca. Finita quella stagione, i liberali riprendono la vecchia funzione. Il sistema, né maggioritario né bipolare, si regge sui partiti politici. È vero che la Merkel perde voti, ma è sicuro che potrà governare, per due ragioni: il suo partito non è l'accozzaglia di quelli che sono contro i socialdemocratici (e la stessa cosa vale per questi ultimi), sicché, come capita da noi, una volta vinte le elezioni non sanno stare assieme; e l'alleanza con i liberali, in preparazione, una volta fatta non potrà essere rotta che una sola volta, senza mai tornare indietro, perché, altrimenti, gli elettori punirebbero chi ha scambiato il Parlamento per una specie di suk. Nel 2005 la Merkel prese più voti, su posizioni marcatamente liberiste, chiedendo riforme, proponendo meno Stato e meno tasse. Questa volta non ha potuto ripescare quel programma, per la banale ragione che al governo c'è di già e la crisi chiede d'essere assecondata con mano ferma e coerente, oltre che con l'intervento pubblico. I risultati elettorali sono eloquenti: la Cdu resta il partito di maggioranza relativa, ma il futuro alleato sarà assai più vicino al programma democristiano del 2005. Forse, davvero, la Merkel farà quel che non ha potuto dire. Se noi italiani resteremo a guardare, sarà come salutare un treno che parte, e non torna più indietro. Davide Giacalone

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