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La sinistra grida allo scandalo e poi approfitta dei condoni

Fassino

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Incassa e protesta. Oppure disapprova, si oppone, manifesta, contesta il condono fiscale e poi lo sfrutta. È la sinistra: attacca le leggi del governo Berlusconi e poi le usa per interessi privati. Come dimostrò un'inchiesta de Il Tempo. Nei giorni in cui il decreto sullo scudo fiscale attende l'ok del Parlamento, l'opposizione alza le barricate: «È un atto che mina gravemente qualsiasi principio di legalità e giustizia», dicono dai banchi del Partito democratico. D'Alema, Franceschini, Bersani, solo per nominare alcuni big della sinistra, sembrano pronti a far fuoco e fiamme pur di fermare un testo che, dicono, «fa un grande favore agli evasori», prende in giro i «risparmiatori», ed «è un condono che sostituisce la Finanziaria». Eppure, proprio partiti e leader del centrosinistra hanno in passato gradito, dopo le proteste di facciata, i condoni fiscali. È la XIV legislatura, governa Silvio Berlusconi. Nei bilanci 2002-2004 di cinque società legate ai Democratici di sinistra (Ds) ci sono più di 12 milioni di euro che lo Stato dovrebbe incassare. Ma non lo farà. Il Fisco non vedrà un soldo. Grazie a chi? Grazie a Giulio Tremonti e al premier. E grazie al contestatissimo condono tombale inserito in Finanziaria. Non si può dire che agli ex Ds, oggi, non piaccia la parola «condono». Non si spiegherebbe perché, nel 2003, dalla segreteria di Piero Fassino parte una lettera (come allora riportato da Mf) destinata ad alcune banche che dal 1996 pazientano sui debiti del partito. Un appello in cui si chiede agli istituti di credito di condonare la metà del «buco»: 44 milioni di euro. E che il centrosinistra, lo stesso che oggi sbraita contro Tremonti, sia campione di favori ai capitalisti (non ai poveri operai!) lo dimostra un documento del 2005 intitolato «Economia e Impresa». È un testo che mette a confronto Ulivo e Casa delle Libertà: «Per le imprese, in questi quattro anni (quelli col centrosinistra a Palazzo Chigi, ndr) c'è stata una diminuzione delle aliquote Irpeg, diventata Ires, che è scesa al 33%. Ma lo sconto è avvenuto con la scomparsa della Dit, della Superdit e della tassazione agevolata del 19% sulle cessioni di aziende e sulle operazioni straordinarie, con un saldo negativo per le imprese di 2 miliardi e 52 milioni di euro». Insomma, ai tempi dell'Ulivo i ricchi diventano straricchi. La coppia Prodi-Visco batte il tandem Berlusconi-Tremonti 4 mila miliardi di vecchie lire a zero. A braccetto coi condoni anche la Cgil, l'organizzazione che proprio ieri protesta contro lo scudo: «È uno schiaffo ai contribuenti onesti». Ma anche nell'ottobre del 2002 il sindacato di Sergio Cofferati si lamenta. Scende in piazza con un milione di italiani contro la Finanziaria e il condono del centrodestra. Pochi mesi dopo, proprio molte società controllate dalla Cgil usufruiscono del colpo di spugna fiscale. Tra queste anche il «Centro autorizzato di assistenza fiscale Lazio e Basilicata della Confederazione generale italiana del lavoro srl». Curioso, perché la Caaf ha una missione: aiutare i cittadini ad adempiere agli obblighi fiscali. Capitolo L'Unità. Il giornale oggi diretto da Concita De Gregorio spara in questi giorni titoloni contro lo scudo fiscale di Tremonti. «Lo scudo vergogna passa tra le proteste. Mediolanum gode», scriveva ieri in prima pagina. Il quotidiano, uno dei punti di riferimento dell'opinione del centrosinistra, dimentica una data storica per la sua redazione. È il 27 marzo 2003 quando si riunisce il cda della Nuova iniziativa editoriale spa, società editrice de L'Unità. Il consiglio decide di ricorrere alla deroga prevista dallo statuto della società che permette di rinviare ai sei mesi l'approvazione del bilancio di esercizio, per valutare il ricorso al condono fiscale del governo Berlusconi. Un condono criticato ferocemente dal giornale allora diretto da Furio Colombo, ma necessario per non far precipitare i conti. Così,il 25 giugno dello stesso anno, ecco la fatidica decisione e la riscoperta di un provvedimento ora utilissimo. C'è anche Romano Prodi tra i beneficiari dell'odiato condono. Dopo le invettive si viene a sapere, con tanto di conferma del commercialista di famiglia, che Flavia Prodi e la sua immobiliare Aquitania srl aderiscono al provvedimento di Tremonti. Del resto la politica è una cosa, gli affari di famiglia un'altra.

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