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Tregua Berlusconi-Fini, fin che dura

Il premier Berlusconi con il presidente della Camera Fini

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Il primo passo è stato fatto. Anche se l'impressione è che il cammino dei due sia ancora lungo. Dopo giornate di polemiche e ultimatum, con l'intero Pdl in fibrillazione e, di fatto, spaccato in due, Silvio e Gianfranco sono tornati a parlarsi. Un faccia a faccia di oltre due ore, organizzato ad hoc in terreno neutro: casa del sottosegretario Gianni Letta. Certo, raccontano dagli staff di entrambi, «siamo ancora in una fase interlocutoria». Il che vuole dire che il presidente della Camera ha ribadito le sue posizioni, per molti versi, distinte e separate da quelle del premier. Berlusconi, dal canto suo, ha preso atto delle richieste avanzate da Fini, confermando la volontà «di organizzare democraticamente il partito», rifacendosi alle «ragioni fondative» del Pdl e attuando una politica più equilibrata sui rapporti con la Lega. Dopodichè, a questo punto, si tratta di passare dalle parole ai fatti. Come spiega Italo Bocchino, fedelissimo del presidente della Camera, restano due visioni diverse del partito ma c'è anche la comune volontà di dare vita a un «percorso di rafforzamento» del Pdl. Un vertice blindato - tanto che anche il luogo è stato tenuto segreto fino all'ultimo -, cominciato subito dopo i funerali dei sei militari uccisi a Kabul. Ancora una volta è l'abitazione romana del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, sulla Via Camilluccia, a fare da cornice ad una mediazione politica delicata con protagonista Berlusconi e con possibili sviluppi importanti. Il più celebre degli incontri che si sono svolti nell'abitazione di Letta è senza dubbio quello del giugno del 1997, concluso con l'ormai famoso "patto della crostata" sulle riforme istituzionali. Attorno al tavolo, in quell'occasione, Massimo D'Alema, presidente della commissione bicamerale per le riforme istituzionali, Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini, leader di An, Franco Marini e Pinuccio Tatarella, vice presidente della stessa commissione bicamerale. Questa volta la decisione di tenere l'atteso incontro in un luogo non istituzionale rappresenta la volontà di dare al pranzo un imprinting politico. Come a ribadire con forza che ad incontrarsi erano i due cofondatori del Popolo della Libertà. Il primo a lasciare il condominio color pesca sulla Camilluccia è stato il presidente della Camera. Dopo qualche minuto è sceso anche il Cavaliere accompagnato dal padrone di casa e dal sottosegretario Paolo Bonaiuti. Nessuna dichiarazione ufficiale, nessun commento. Solo un gesto, quello di Berlusconi, che salendo in macchina ha alzato all'insù il pollice, facendo intendere che l'incontro ha prodotto risultati. Quali? In che modo? Tutte domande che nel pomeriggio giravano insistentemente nei Palazzi.   Per avere risposte certe, bisogna attendere le prossime settimane. Intanto, però, il lungo pranzo riconciliatorio sembra aver messo almeno un paio di punti fermi: l'incrinatura del principio monocratico che fin qui ha presieduto al Pdl e l'accettazione da parte del Cavaliere della trasformazione del Popolo delle libertà da puro movimento in partito organizzato, ma nella chiarezza e nel rispetto dei ruoli con Fini. Su questo percorso, ci sarebbe stata un'apertura da parte di Berlusconi. Anche il fatto che il coordinamento nazionale nei giorni scorsi abbia fissato per il 7 ottobre il primo ufficio di presidenza può essere letto come una mano tesa. Altra osservazione sollevata dall'inquilino di Montecitorio, l'esigenza di riequilibrare, anche in chiave elezioni regionali, una maggioranza che risente troppo dei vertici del lunedì sera ad Arcore tra il premier e il leader della Lega, Umberto Bossi. Oltre al futuro del partito, c'è stato poi spazio per parlare anche del capitolo "Giornale" con il presidente della Camera che avrebbe ribadito il suo dispiacere per l'attacco di Feltri nei suoi confronti e le motivazioni che lo hanno spinto a sporgere querela. Berlusconi e Fini, spiega Ignazio La Russa «si sono ripromessi di incontrarsi periodicamente» e questo, rimarca il ministro della Difesa, «sarà anche utile ad un corretto rapporto con la Lega». Per questi incontri non è stato deciso un calendario fisso, ma i due si incontreranno «ogni volta che se ne sentirà la necessità». Un altro ex An Maurizio Gasparri valuta come «positivo», il primo passo fatto con la colazione di ieri. Auspicando a questo punto «un maggiore confronto sul partito», e quindi maggiori contatti tra i due cofondatori. Concilianti i toni anche da parte degli ex azzurri. Fabrizio Cicchitto assicura che «l'incontro fra Berlusconi e Fini è andato bene». Adesso, rimarca il presidente dei deputati Pdl, bisogna combinare insieme una concezione leaderistica del partito-movimento con quella che richiede sedi permanenti di dibattito e un serio lavoro sul territorio».

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