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Tarantini agli arresti domiciliari

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Puòsolo reiterare il reato di spaccio di droga. Per questo il fermo dell'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini non deve essere convalidato e la detenzione in carcere può essere sostituita con quella più soft degli arresti domiciliari, non nell'abitazione di Giovinazzo (Bari) ma in quella di Roma dove Tarantini vive con la moglie e le due figliolette. Ha spiazzato e deluso la procura la decisione del gip del tribunale di Bari Vito Fanizzi che ha spazzato via il decreto di fermo emesso il 18 settembre scorso per il trentaquattrenne diventato famoso per aver inviato escort e ragazze immagine nelle residenze del premier. La decisione del gip «è più di una mezza sconfitta», ammette il procuratore della Repubblica, Antonio Laudati, che allarga le braccia e ricorda che, oltre alla vicenda dello spaccio della cocaina, alla quale fa riferimento l'arresto, Tarantini è coinvolto anche nelle indagini sulle escort inviate a politici bipartisan e sul giro di mazzette elargite a medici e dirigenti sanitari per indurli ad acquistare dalle sue aziende protesi sanitarie. «Nell'ordinanza — ha spiegato il legale dell'arrestato, Nicola Quaranta, che lo assiste assieme a Nico D'Ascola — il gip ha riconosciuto la "leale collaborazione dell'indagato"».

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