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Parte l'assalto al presidente Marrazzo: primarie e nuovi candidati

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.Perché il «facciamoci del male» del centrosinistra sarà pure tradizione, ma ormai ha superato ogni limite. Se si aggiunge che il governatore del Lazio va più d'accordo con il premier Berlusconi che con i timonieri del Pd, allora il salto della quaglia avrebbe le sue ragioni. Si fa per dire, ovviamente. Fatto sta che Marrazzo c'ha provato in tutti i modi, anche «sciogliendo» la sua lista civica (che ha fatto vincere al centrosinistra le elezioni del 2005) nel Partito democratico ma non c'è stato niente da fare. I «nemici» del governatore crescono e si organizzano. C'è chi attende sulla sponda del fiume e chi, invece, non riesce proprio a stare fermo. In tanti ormai hanno un quadro politico di cui non fa più parte l'ex giornalista di «Mi Manda Raitre». Lui non si scompone e si ricarica con i sondaggi, secondo cui è ancora il più amato dai laziali. Non solo. «Io mi candido lo stesso, non ho intenzione di fare passi indietro» ripeterebbe ai fedelissimi. Lo scenario politico del Lazio è piuttosto complesso. Il Pd vorrebbe allearsi con Sinistra e Libertà, Idv e Udc e lasciare fuori Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani, l'Udc tira fendenti a destra e a sinistra, l'Italia dei Valori ha dato il via libera all'eventuale alleanza con il partito centrista ma non senza amare, e quotidiane, stoccate. Di certo Marrazzo non va a genio a tutti, anzi. Le alternative? I nomi che girano sono sempre gli stessi. Innanzitutto il deputato del Pd ed ex presidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra. Piace all'Udc che lo avrebbe addirittura proposto come «garanzia» per l'intesa con il centrosinistra (un paio di fedelissimi di Gasbarra sono passati con l'Unione di Centro). L'ex presidente di Palazzo Valentini piace anche all'area popolare del Pd che ce l'ha con Marrazzo per la mancata designazione di un assessore nell'ultimo rimpasto. Così crescono i rumors che vorrebbero un cambio di candidato alla presidenza del Lazio. Dalla sua Gasbarra ha sempre negato ogni disegno anti-Marrazzo eppure nel Pd c'è chi assicura che «sarebbe pronto alla sfida». Ma il vero fantasma che si aggira per la Regione Lazio si chiama Walter Veltroni. Possibile che l'ex sindaco di Roma ed ex segretario del Pd non voglia tornare sulla scena? Chi lo conosce spiega che il mago Walter (così lo chiamavano nel suo settennato capitolino) non ha alcuna intenzione di scendere in pista. Mai dire mai. Anche se per ora i veltroniani sarebbero troppo impegnati nella «guerra» all'eurodeputato David Sassoli e company sulla questione delle liste (una sola o varie) da presentare alle primarie. A proposito: anche i franceschiniani sbuffano con Marrazzo, a causa della scelta netta del presidente di schierarsi con Pierluigi Bersani. Proprio sulle consultazioni del 25 ottobre ruota tutto. Il segretario Franceschini ha chiesto di mandare alle primarie anche i governatori uscenti, lo sfidante Bersani ha accettato. Dunque il presidente Marrazzo per ricandidarsi alla Regione sarebbe costretto a misurarsi con altri. Tutto può succedere. Se poi come segretario nazionale rimanesse Franceschini, allora sarebbe ancora più probabile l'«assalto» all'ex giornalista di «Mi Manda Raitre». Anche perché se Marrazzo riconquistasse la Regione s'imporrebbe, di fatto, come il leader incontrastato del centrosinistra laziale. Un'eventualità che spaventa i politici «vecchia maniera». Ma cambiando in corsa il «cavallo» alla Regione non si rischia di pagare un prezzo politico troppo alto, vanificando l'ipotetico «plusvalore» di un candidato diverso dall'attuale governatore? «No, se si fa l'accordo con l'Udc», replicano dal Partito democratico. Dunque le elezioni regionali si avvicinano e il rebus nel centrosinistra si complica. Mentre compaiono i primi manifesti: «Tutti uniti con Marrazzo».

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