Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

In 10mila al Celio: "Siete i nostri eroi"

Un bimbo tiene in mano la bandiera italiana

  • a
  • a
  • a

ROMA - Sono corsi al Celio col Tricolore in mano e il cuore in gola, come avrebbero fatto per uno di famiglia che fosse tornato dal massacro di Kabul dentro una bara invece che sulle proprie scarpe. In 10 mila hanno aspettato sotto la pioggia per dare l'ultimo saluto agli «eroi morti per la pace e per la Patria» nella camera ardente allestita nella cappella dell'ospedale militare al Celio. Padri e madri di famiglia, coi lucciconi agli occhi ma «fieri» come i genitori dei sei paracadutisti della Folgore uccisi giovedì in Afghanistan. E tanti ragazzi che vedono nei nostri militari un modello da seguire: sono «la meglio gioventù» hanno detto commossi, parafrasando il titolo di un film. Semplici cittadini e personalità hanno fatto visita al Celio alle salme dei caduti. Anche Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea, Guglielmo Epifani, segretario della Cgil, Claudio Lotito, presidente della Lazio, Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma e Riccardo Pacifici. Il dolore è stato un sentimento collettivo. Anche nelle centinaia di biglietti lasciati accanto a mazzi di fiori: «Grazie, siete i nostri eroi» si legge, «ci rendete orgogliosi». E ancora: «Grazie difensori della Patria e della libertàa», «vi ricompensi il Signore per aver avuto il coraggio di aiutare chi è nel bisogno». Nelle ore di attesa, in fila fuori dall'ospedale militare, le lacrime si confondevano con la pioggia e con parole di cordoglio e gratitudine. «Mai come oggi sono orgogliosa di sventolare il Tricolore - ha detto commossa un'anziana signora, Maria - non conoscevo questi ragazzi, ma li sento come miei figli». «Questi ragazzi erano lontano per portare la pace e hanno trovato un'ingiusta sorte - ha aggiunto Rosaria - Ora spetta a tutti noi italiani far sentire la nostra vicinanza alle loro famiglie».   Oltre un migliaio le bandiere col Tricolore sventolate dinnanzi all'ospedale. Tantissime quelle che ha voluto dare il sindaco Gianni Alemanno. Una era nelle mani di Hamid, un giovane afghano che vive in Italia, venuto per «ringraziare i militari morti per l''Afghanistan. Nel mio paese - ha detto commosso - si dice che i militari italiani sono i più bravi e gentili con la gente. È per questo che sono qui a nome del mio popolo».

Dai blog