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Stop sgomberi, e si rilancia il piano casa

Gianni Alemanno

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«Basta sgomberi di stabili occupati fin quando non avremo un piano per risolvere l'emergenza abitativa, a meno che non siano richiesti dall'autorità giudiziaria». Lo ha detto ieri sera il sindaco Alemanno uscendo dalla Prefettura dove si è svolto il primo di una lunga serie di incontri che definiranno un nuovo piano di "housing sociale". Intorno al tavolo c'erano tutti: la Regione con l'assessore alla Casa Di Carlo, la Provincia, l'assessore alla Casa del Comune Antoniozzi, oltre, naturalmente, al padrone di casa, il prefetto Pecoraro. E ancora Acer, Federlazio, Confedilizia, Legacoop e Confcooperative Lazio, i sindacati degli inquilini e i rappresentanti dei movimenti per la casa. La riunione di ieri non è stata però solo una risposta agli ultimi fatti di cronaca. Nelle dichiarazioni del sindaco - che intende trovare un accordo sia sull'edilizia residenziale pubblica che sull'annosa questione dell'"housing sociale", c'è piena volontà di mettere una toppa a ciò che i suoi predecessori non sono stati in grado di fare. Ma al di là delle buone intenzioni, la vera sfida, ora, sta nei numeri e nei tempi. Se sul tavolo della riunione Alemanno ha puntato 30mila alloggi, di Carlo ha rilanciato fino a 50mila, includendo tutti quegli stabili, come quelli Enasarco o Enpam, su cui bisogna intervenire al più presto affinché possano essere venduti agli inquilini. Secondo le stime della Regione, infatti, la richiesta abitativa nella Capitale sarebbe quasi raddoppiata negli ultimi anni. Stima valida anche per Batelli, presidente Acer (Associazione costruttori edili romani), che sottolineando positivamente la volontà dell'Amministrazione, non ha potuto fare a meno di ricordare che quei 30mila alloggi, «forse oggi potevano essere già stati realizzati». Un numero ricorrente, 30mila, almeno negli ultimi 10 anni di politica urbanistica romana. Ne parlava Veltroni ai tempi del governatore Storace e ne ha fatto materia elettorale Rutelli contro Alemanno. Ma, come ricorda Batelli, «quel piano di "housing" in verità non è mai partito». E se Batelli è ottimista commentando la volontà di Alemanno, dall'altra è realista quando dice: «Solo per avere le autorizzazioni a realizzare 30mila alloggi tra edilizia popolare ed edilizia residenziale pubblica - con gli strumenti urbanistici attuali ci vorranno almeno 8 anni». Tempi, dunque, su cui riflettere. Basti pensare che 300 richieste di costruzione su "aree di riserva" presentate 8 mesi fa ancora non hanno avuto risposta. Volontà e ottimismo anche da parte degli invitati al tavolo, però non mancano. Di Carlo ha chiesto al Comune «3 rapide delibere per dare il via alla costruzione dei primi 5400 alloggi in 2 anni di Erp in base alla prima applicazione della legge sulla casa», normativa che permette di trasformare alloggi non residenziali in residenziali ed abbattere le fasce 9 e 10 delle graduatorie. «La Regione - ha proposto Di Carlo - metterebbe inoltre a disposizione, come Ater, 500 alloggi da costruire su aree cuscinetto scelte apposte per accogliere gli inquilini di case che necessitano interventi immediati». Antoniozzi, dal canto suo, già nel pomeriggio di ieri aveva parlato di «250 alloggi pronti subito da acquistare e altri 800 utilizzabili entro un anno. Abitazioni che saranno destinate in parte ai 1.188 nuclei che vantano punteggio 10 in graduatoria, fatto salvo un 25% destinato a famiglie occupanti e rifugiati politici», sperando che quel 25% abbia 10 in graduatoria.

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