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Il «grande freddo» sulle regionali

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seguedalla prima Paolo Zappitelli Adesso invece la situazione è tornata indietro di mesi. Tutto fermo, bloccato. Il botta e risposta davanti a Vespa, con Berlusconi che ha risposto con un gelido «Auguri» al leader centrista che spiegava di non poter fare alcun accordo con chi dice che il suo è un partito «delle poltrone e degli assessori», ha congelato le trattative anche dove erano già a buon punto. E ora l'Udc ha gioco facile nel far restare il Pdl — ma di conseguenza anche il Pd — sulla corda. Anche fino a dicembre, ipotizza qualcuno nel partito di Casini, cioè arrivando quasi a ridosso dell'inizio della campagna elettorale. E le dichiarazioni fatte ieri dal leader centrista vanno proprio in questa direzione: «È chiaro che a livello locale, soprattutto dopo le affermazioni di ieri del presidente del Consiglio, dove si vuol fare un'alleanza con l'Udc ci dovranno essere impegni per iscritto e affermazioni chiare che esprimano rispetto e che contraddicano gli insulti di Berlusconi». Dunque, per il momento, i centristi restano alla finestra a guardare. E ad aspettare. «L'Udc — spiega Andrea Augello, senatore del Pdl e uno dei possibili candidati per il Lazio — sfrutterà fino in fondo questa tensione tra Berlusconi e Fini, per cercare di capire se il centrodestra parla con una voce sola oppure se ci sono posizioni diverse. Ed è chiaro che questa situazione di incertezza ci crea parecchi problemi». Il Lazio è proprio una delle sei Regioni dove i centristi potrebbero risultare decisivi, insieme a Liguria, Marche, Puglia, Campania e Calabria. Decisivi, però, solo se decidessero di snobbare il centrodestra e allearsi con il Pd. Qualora invece scegliessero di andare da soli, almeno in Puglia e Campania il Pdl è in vantaggio sul partito di Dario Franceschini. Non ci dovrebbe invece essere partita in Piemonte, Veneto, e Lombardia, dove il centrodestra, in base ai voti ottenuti alle ultime europee, vince anche se l'Udc si allea con il centrosinistra, e in Toscana, Emilia Romagna e Basilicata dove invece la situazione è esattamente capovolta. In un quadro comunque così incerto giova a Berlusconi snobbare Casini e addirittura andare con lui allo scontro frontale? Per la maggior parte degli esponenti del Pdl no. «La gente da noi si aspetta una vittoria larga anche alle prossime regionali — spiega ancora Andrea Augello — Se ci limitassimo semplicemente a confermare le due Regioni dove già governiamo l'immagine sarebbe comunque quella di una sconfitta. Perché torneremmo alla situazione di cinque anni fa, cioè una fotografia politica completamente capovolta rispetto alla attuale. Non ce lo possiamo permettere». Ecco perché diventa importante «ricucire» con l'Udc. Anche se è vero che le situazioni locali non sono necessariamente legate a un quadro di riferimento nazionale. Dal Pdl però ieri sono arrivati messaggi a Casini per cercare di abbassare la tensione che si è di nuovo alzata a livelli di guardia. «Il dialogo con l'Udc andrà avanti anche senza alleanze generali e Berlusconi non voleva offendere certo Casini — ha precisato il ministro per l'attuazione del programma di governo Gianfranco Rotondi — È innegabile che l'Udc in certe zone pratichi una politica all'antica e non è necessariamente un'offesa». Mentre Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera la spiega così: «Gli amici dell'Udc per tutto il mese di agosto hanno polemizzato con il presidente Berlusconi, ed era difficilmente ipotizzabile che Berlusconi non muovesse per questo un rilievo politico. Tuttavia, ci sono tutte le condizioni nelle regioni in cui è possibile giungere ad un accordo tra Pdl, Lega ed Udc».

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