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Fini: "Pdl, contro di me uno stillicidio"

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Il presidente della Camera Gianfranco Fini

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{{IMG_SX}}GUBBIO - "Non è degno il dibattito in un partito con questo stillicidio di dichiarazioni basate su tre ipotesi: che sono folle, che sono un "compagno travestito" e che aspiro a fare il capo dello stato". Nel suo atteso intervento alla scuola di formazione del Pdl, Gianfranco Fini, va al contrattacco dopo le polemiche degli ultimi giorni. "A Berlusconi ho detto che dal 27 marzo non si è deciso nulla - ha aggiunto - ed il punto e' proprio questo: non è possibile che non si sia deciso nulla, il partito non è un organigramma. Serve un cambio di marcia, un dibattito interno". Per il presidente della Camera all'interno del Pdl, "questioni su cui confrontarsi ce ne sono state e ce ne sono: nel Pdl serve un cambio di marcia - ha ribadito - Berlusconi non puo' annunciarlo, deve farlo". "Non ho tra le letture preferite il Capitale, quindi non posso essere liquidato come un 'compagno'; - prosegue Fini - non aspiro al Quirinale, tutt'al piu' posso prendere il posto di Ban Ki moon e non ho lo scolapasta sulla testa e quindi non posso essere preso a randellate come dice Bossi". Il presidente della Camera ha preso la parola dopo il coordinatore nazionale del Pdl, Sandro Bondi, affermando che "è meglio essere diretti e sinceri, come si conviene quando si fa parte della stessa famiglia politica. Non credo che sia degno di un grande partito questo stillicidio quotidiano. Prima mi si da del folle poi del compagno travestito, quindi si dice che mi sono messo in testa di diventare Capo dello Stato. A questo proposito colgo l'occasione per ringraziare il Presidente Napolitano che con il suo equilibrio è una delle poche garanzie che ci sono in questo momento".  Poi il presidente della Camera ha affrontato il tema dell'immigrazione. "Chiedere il voto per gli immigrati non significa essere catto-comunista". Fini ha spiegato che sul tema dell'immigrazione bisogna ragionare non soltanto in termini di doveri, ma anche di diritti. "E' miope - ha proseguito - pensare a questo grande tema solo sul versante della sicurezza. Non dico che è sbagliato. Il rigore è sacrosanto. Ma bisogna pensare anche all'altro versante, quello dell'integrazione. In un paese che ha 4 milioni di stranieri non si può continuare solo con una politica dei doveri, ma cominciare a pensare a una politica dei diritti". Il presidente della Camera ha aggiunto che "respingere i clandestini è legittimo, ma se sui barconi vedo bambini la verifica della sussistenza del diritto di asilo la pretendo da un paese civile come il nostro. Su questo tema la Lega ha una concezione diversa dalla mia e spero anche dalla vostra. Con la Lega occorrono comunque momenti di confronto, perché se la legge Bossi-Fini porta anche il mio nome significa che è stata frutto di confronto".  

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