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L'affondo di Mastella «Un nuovo centro? Non subito»

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seguedalla prima Giancarla Rondinelli TELESE Lo stesso orologio con cui aveva dato il via alla festa dell'Udeur giovedì pomeriggio: «Mi rimetto l'orologio dopo un anno e più...». Ed eccolo seduto in mezzo a due intervistatori d'eccezione, il direttore de Il Tempo Roberto Arditti e il vice direttore di Rai 1 Gianluigi Paragone, il padrone di casa approfitta della lunga chiacchierata per togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Parla dei temi d'attualità - il caso Boffo, il partito del Sud, il grande centro -; lancia punzecchiature - al Cavaliere innanzitutto -; fa pronostici e promesse. Quello che arriva quest'anno a Telese è sicuramente un Mastella segnato dalle vicende del 2008, con le sue dimissioni da ministro della Giustizia, che però ora rivendica l'orgoglio meridionale in una festa quest'anno in versione short per mancanza di fondi e poi perché «è meglio ricominciare senza colpi di testa». Una festa che come lui stesso spiega nel palco allestito nel cuore delle terme telesine, gli ha dato modo di «portare allo scoperto i cospiratori». Certo, alla base di tutti i dibattiti della kermesse c'è il che fare in vista delle prossime regionali. Che farà l'Udeur? Con chi starà? «Hanno tentato di eliminarmi dalla scena politica insieme a tutto il mio partito. Ma non ci sono riusciti», tuona l'ex Guardasigilli, confermando per il futuro l'alleanza strategica con il centrodestra in vista delle elezioni regionali del 2010 ma, specificando, «nessuna confluenza con i berlusconiani». Quel che è certo è che il Sud per le elezioni del prossimo anno sarà decisivo e «questo lo sanno sia il Pd che il Pdl». Mastella ha voglia di parlare, di ricordare, di lanciare dei precisi messaggi. Diretti e indiretti. Agli ex alleati del centrosinistra, ai nuovi vicini di casa nel centrodestra. Come quello sul partito di Umberto Bossi: «È arrivata l'ora di dare l'altolà alla Lega Nord. Piuttosto che far decidere a Roberto Calderoli quello che dobbiamo fare noi nel Sud, preferiamo una scissione meridionale, una repubblica divisa in due come negli ultimi anni hanno fatto alcuni paesi dell'Urss». Inevitabile il punto di partenza dell'intervista, la vicenda Boffo, il mare agitato in cui naviga in questo momento governo e Vaticano, il subbuglio all'interno del mondo cattolico. La prima stilettata: «Finora il premier ha assistito ad una crescita del blocco politico e sociale che fa a lui riferimento. Ma dopo le vicende dell'Avvenire ha già perso, secondo una valutazione di Mannheimer, il 5% dei consensi. Deve stare quindi attento a recuperare subito questa perdita perché altrimenti potrebbe aggravarsi e precipitare a livelli più pericolosi». Sull'ipotesi tanto paventata in questi giorni di un ritorno al grande centro, Mastella non sembra avere dubbi. Per lui si tratta di una partita «naufragata ancor prima di cominciare, per l'avarizia e l'egoismo dei singoli». Allora, un partito del Sud? «È improponibile, almeno per ora perché prenderemmo il 3%. Se ne parlerà dopo le regionali». Intanto però, il patron storico dell'appuntamento di Telese, in sostanza, ha preso atto del drastico ridimensionamento del partito, ridotto ad una sola, visibile, rappresentanza elettiva: quella dello stesso leader allo scranno di Strasburgo, un traguardo che non era per altro per nulla scontato. E su questo viene pungolato per bene: «Non le è andata male. Accanto a lei c'è una bella biondona», spiega Paragone. «È vero, c'è Barbara Matera -replica Mastella -. Ma non dimentichiamo che in passato avevo accanto Moro». Ed è così che cala il sipario.

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