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Il Pdl sceglie il silenzio e la politica del fare

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Laconsegna è il silenzio. Bocche cucite, non una dichiarazione, non un commento, niente di niente. Dileguatevi, sparite, chiudete i cellulari o non rispondete, questo l'ordine di scuderia che esce da Palazzo Grazioli di prima mattina. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti avrebbe cominciato all'alba a fare un giro di telefonate anche nelle seconde file dei parlamentari per consigliare il silenzio assoluto sulla polemica scatenta da Feltri contro l'Avvenire. Concessi solo i commenti contro La Repubblica. Berlusconi è rimasto a Palazzo Grazioli fino intorno alle 10 poi è volato ad Arcore. La strategia più o meno tacita è di lasciare che la battaglia si combatta sul piano mediatico. Il che significa no a interrogazioni, no a interventi della politica. Questo metterebbe la maggioranza al riparo anche da possibili interventi del Quirinale sulla necessità di abbassare i toni e riportare il dibattito della politica sul binario delle emergenze del Paese da quello degli attacchi personali all'altro schieramento. L'aria che tira, stando alle voci che si incalzano, è che altri dossier sarebbero pronti per essere aperti; a cominciare da fatti già noti che verrebbero ripresi, approfonditi e rilanciati. L'orientamento è che finchè da La Repubblica continuano a partire bordate, l'offensiva non si ferma. E i rapporti con il Vaticano? Dentro il Pdl fanno intendere che Gianni Letta sarebbe già in movimento per mediare e che avrebbe dalla sua una parte delle gerarchie ecclesiastiche da tempo insofferenti verso la linea editoriale di Boffo. Intanto Berlusconi, saltata la cena con il cardinale Bertone, intende procedere con gli impegni istituzionali e doppiato questo fine settimana, rimettersi al lavoro sulle questioni più urgenti del Paese. I prossimi appuntamenti internazionali sono oggi a Tripoli con Gheddafi per le celebrazioni del Trattato di Amicizia tra Italia e Libia e martedì a Danzica per partecipare alle «Celebrazioni del 70° anniversario dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale». La visita a Tripoli è stata molto criticata dalle opposizioni, nel nostro paese, che puntano l'indice sull'opportunità di presentarsi a fianco di Gheddafi, il primo settembre, in occasione dei festeggiamenti dell'anniversario della rivoluzione libica: festeggiamenti ai quali non parteciperanno il presidente francese Nicolas Sarkozy, il presidente russo Dmitri Medvedev, il primo ministro Vladimir Putin. Critiche a cui Palazzo Chigi risponde ricordando che il presidente del Consiglio sarà presente in Libia solo oggi ed esclusivamente per la festa di amicizia italo-libica. In Libia, non è escluso che Berlusconi possa assistere alla posa della prima pietra dell'autostrada costiera fortemente voluta dal colonnello, ormai diventata il simbolo riparatore del colonialismo italiano in Tripolitania e Cirenaica. Unico intermezzo di relax in questo fine agosto concitato, è stato l'intervento ieri sera allo stadio Meazza, al derby Milan -Inter. La presenza gli era stata consigliata anche dall'ultimo sondaggio secondo il quale la vendita di Kakà sarebbe costata la perdita di 400 mila voti. Occorreva quindi un recupero di popolarità. Tornato in Italia, dopo gli impegni internazionali, il premier vuole ripartire subito con le riforme e gli interventi sull'economia. Con la politica del fare si vuole replicare agli attacchi che continuano ad arrivare dalla stampa estera. Ieri la rassegna dei quotidiani al vetriolo con il premier era voluminosa. L.D.P.

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